Una volta il Festival di Sanremo era l’emblema della tv tradizionale e convenzionale. I tempi sono cambiati e il successo di questa edizione dimostra che la scelta di entrare in tematiche di estrema attualità premia. È l’edizione più gender fluid di sempre e d’altronde per giovani e giovanissimi è una questione calda. Perché sfuggono al ‘genere binario’, sono molto più liberi di quanto lo siano mai state le altre generazioni. All’Ariston non c’era mai stato un personaggio come Drusilla Foer, alter ego en travesti del fotografo Gianluca Gori. Il suo monologo è andato in onda a notte fonda, probabilmente non a caso, ma nel day after i commenti sono stati praticamente tutti positivi. Segno che davvero i tempi sono cambiati e forse pure il pubblico del Festival. Lo dimostra naturalmente anche Achille Lauro, che ogni sera porta in scena nuove provocazioni quasi sempre al limite.
Lo dimostrano Mahmood e Blanco, giustamente favoriti, con una canzone e un’accoppiata scenica che tutto è tranne il solito refrain dell’amore tradizionale. Se c’era un modo per far sì che Sanremo venisse seguito anche dai ragazzi, era questo. Entrare, a rischio di sollevare polemiche e dare scandalo, nel loro mondo, nelle tematiche che tutti ma soprattutto loro sentono più vicine. E di cui alle volte ancora si fa fatica a parlare. Nulla invece come il Festival lo consente, perché all’Ariston vale tutto o quasi. Piaccia o no, la scelta di Amadeus è di certo stata coraggiosa e lo share gli sta dando ragione.
di Annalisa Grandi
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