Sanremo fino a qui: problemi, polemiche e personaggi
Fino ad ora il Festival di Sanremo ha fatto parlare di sé più per le polemiche e gli ospiti che per le canzoni in gara. A pensarci bene, non è proprio una novità.
Sanremo fino a qui: problemi, polemiche e personaggi
Fino ad ora il Festival di Sanremo ha fatto parlare di sé più per le polemiche e gli ospiti che per le canzoni in gara. A pensarci bene, non è proprio una novità.
Sanremo fino a qui: problemi, polemiche e personaggi
Fino ad ora il Festival di Sanremo ha fatto parlare di sé più per le polemiche e gli ospiti che per le canzoni in gara. A pensarci bene, non è proprio una novità.
Fino ad ora il Festival di Sanremo ha fatto parlare di sé più per le polemiche e gli ospiti che per le canzoni in gara. A pensarci bene, non è proprio una novità.
Questo Festival non passerà alla storia per la qualità delle canzoni, fatta salva qualche rara eccezione, ma per ben altri motivi. Pensiamo ai suoi ascolti monstre: una delle incursioni di Checco Zalone dell’altra sera ha registrato qualcosa come oltre 16milioni di telespettatori. Pensiamo alla cattiva qualità dell’audio microfonico che ha costretto Emma a gridare, Ranieri e Sarcina de Le Vibrazioni a stonare, la Zanicchi ad andare oltre le righe nel toni dell’interpretazione. Di certe esecuzioni si distingue l’impatto orchestrale e si confonde quello della voce.
Pensiamo a quello che a noi pare un malvezzo estetico: la liturgia dei sermoni con i quali ogni sera ci ammorbano nel loro profluvio di retorica e di volemose bene, un’iniezione un po’ forzosa in un contesto di evasione spinta com’è il Festival. Tant’è. La kermesse sanremese vuole dare dell’Italia l’immagine del suo volto più accogliente, democratico, politicamente corretto. E della presenza dei suoi inevitabili muri.
Ad esempio la levata di scudi contro gli interventi di Checco Zalone, in particolare quella contro la fiaba con cui il comico di Capurso ha trattato a modo suo l’omofobia, denotano che vi sia un standard diffuso di cliché di giudizio. La comicità dell’attore pugliese è scorretta e irriverente. Ha sempre suscitato il dibattito su temi delicati, non tralasciando lo sberleffo verso gli atteggiamenti di chi si schiera a prescindere contro chi cerca di gettare il sasso nella cristalleria dei luoghi comuni. Non capirlo è come se i limiti interpretativi della libertà d’espressione ci facessero ripiombare negli anni bui della cristallizzazione ideologica, quando si giudicavano le persone non in base ai loro valori umani e individuali ma alle loro idee politiche.
Roberto Saviano farà un’analisi, sicuramente potente, sulla strage di Capaci e probabilmente riceverà il benestare anche di Drusilla Foer, il personaggio fluido che parla di sé al femminile, si veste, si trucca e si pettina come una donna ma sfoggia una voce tenorile e impostata da grande attore teatrale.
Drusilla sarà anche un profilo un po’ scomodo, un po’ controverso, ma ha dato sfoggio di una dote rara: l’intelligenza e la capacità di saper evitare con spiccata ironia il micidiale tranello delle banalità. Domani appuntamento con le cover e sarà forse la serata più interessante dal punto di vista musicale. Tra le riproposizioni, segnaliamo la Zanicchi che eseguirà ‘Canzone’ di Don Backy e Detto Mariano, nella versione di Milva cui, a margine del Festival, è stata dedicata un mostra retrospettiva dei suoi costumi teatrali. Un modo per rinverdire i fasti di un tempo andato e per sottolineare che Sanremo è parte integrante della nostra memoria collettiva. Che piaccia o no.
di Fabio Santini
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Tag: musica, Musica italiana
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