Fiaba o incubo in pedana
Tra accusati e accusatori la situazione vira al paradossale: “Grazie alla Maccarani non esiste solo il calcio, ma anche la ritmica”
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Tra accusati e accusatori la situazione vira al paradossale: “Grazie alla Maccarani non esiste solo il calcio, ma anche la ritmica”
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Tra accusati e accusatori la situazione vira al paradossale: “Grazie alla Maccarani non esiste solo il calcio, ma anche la ritmica”
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Tra accusati e accusatori la situazione vira al paradossale: “Grazie alla Maccarani non esiste solo il calcio, ma anche la ritmica”
Sembrava una favola molto simile a quella del Brutto anatroccolo. La ginnastica ritmica, sport “minore” sempre in lotta per essere preso sul serio, era costantemente sospesa fra la competizione e lo sfavillio dello spettacolo d’intrattenimento. Mai in tv, era poco catchy per gli sponsor. Poi la trasformazione in uno splendido cigno. Anzi, in farfalla.
La coach Daniela Maccarani prese nel 1996 le redini della Nazionale di ginnastica ritmica per diventare – con 200 medaglie all’attivo – il tecnico più vincente della storia italiana. Grazie alla sua rivoluzione, le cinque “Piccole donne” in chiave moderna furono paragonate per la prima volta a delle farfalle nel 2004, in occasione dello storico argento alle Olimpiadi di Atene. Da quel momento gli sponsor fiutarono l’affare: nelle più seguite trasmissioni televisive volarono nastri, palle, clavette, cerchi e funi e la ritmica italiana iniziò a far tremare le veterane russe e bielorusse.
Il modello Maccarani aveva un unico scopo: lasciarti a bocca aperta. Nessuno possedeva (e possiede) la capacità di creare coreografie così in simbiosi con la musica. Prese quella giovane disciplina e la trasformò in una magia, inventando passi ritmici capaci di mettere in crisi più di una volta il codice tecnico-artistico, costringendolo a cambiare per inchinarsi alla sua creatività. Fino a oggi, con la realtà che irrompe sulla fantasia, quando i piccoli vanno a dormire e restano i problemi dei grandi. Seri, perché attività di base, agonismo e sport d’élite saranno sempre cose molto diverse, ma alcuni princìpi restano universali.
Le parole di chi ha avuto il coraggio di denunciare, come le ex agoniste Anna Basta e Nina Corradini, hanno scatenato reazioni a catena: dichiarazioni da parte di altre atlete anche della ginnastica artistica, la dura presa di posizione dell’Associazione ChangeTheGame e il silenzio-assenso della squadra titolare. Fino al recente post della capitana azzurra Alessia Maurelli, che ha chiesto di cancellare il termine “farfalla” dal vocabolario giornalistico perché ormai macchiato, sia pure ingiustamente. In quelle stesse ore è arrivata la pilatesca decisione della Federginnastica di confermare fino alle prossime Olimpiadi di Parigi 2024 la Maccarani quale allenatrice della Nazionale, sospendendola però dal ruolo di direttrice tecnica (andato ad interim al presidente federale Gherardo Tecchi).
Tra accusati e accusatori la situazione, intanto, vira al paradossale. Fabrizia D’Ottavio, una delle medagliate del 2004, sbotta sui social descrivendo come «arrogante» l’atteggiamento dell’attuale squadra azzurra: non dovrebbe decretare la fine dell’immagine delle “farfalle” ma semmai proteggerla. Daniela Simonetti, presidente dell’Associazione ChangeTheGame, è una delle prime ad aver ascoltato e raccolto le centinaia di denunce di abusi e violenze psicologiche ai danni di ragazze che praticavano la disciplina anche a livello dilettantistico. A oggi sono circa 250 quelle documentate, di cui 229 arrivate dalla ritmica e 21 dall’artistica. «Tutto si è ridotto a un discorso Maccarani-“farfalle” ma il focus è un altro» spiega. «Occorre cambiare un sistema di allenamento militaresco che, stando alle testimonianze, è diventato un sistema. Dispiace che non una parola sia stata spesa, anche dalla dirigenza federale, per queste persone». La sua proposta è quella di «garantire in ogni palestra psicologi, nutrizionisti e medici indipendenti, liberi da legami con la Federazione. Gli allenatori devono essere educatori e lo sport deve aiutare a crescere».
Daniela Simonetti insiste: «Non abbiamo mai nominato la Maccarani». Tutto, però, torna sempre a lei: genitori, atlete e colleghe allenatrici delle più importanti associazioni sportive lombarde sono anche scese in strada per sostenerla. Elisa Porchi, allenatrice della Moderna Legnano, esclama: «Attraverso il lavoro della Maccarani e di tutta la Nazionale l’intero movimento della ritmica è cresciuto. Prima tutti ci dicevano: “Chi siete? Quelle che lanciano i birilli?”. Con lei finalmente abbiamo trovato un posto. Grazie a lei non esiste solo il calcio, ma anche la ritmica».
Di Raffaela Mercurio
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