Paolo Rossi: l’indimenticabile “eroe gentile” ingiustamente dimenticato
Un anno fa ci lasciava Paolo Rossi, l’indimenticabile protagonista azzurro del Mondiale 1982 incredibilmente dimenticato durante l’ultima cerimonia del Pallone d’oro lo scorso 29 novembre. Combattente nel terreno di gioco come nella vita, un grande esempio per tutti.
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Paolo Rossi: l’indimenticabile “eroe gentile” ingiustamente dimenticato
Un anno fa ci lasciava Paolo Rossi, l’indimenticabile protagonista azzurro del Mondiale 1982 incredibilmente dimenticato durante l’ultima cerimonia del Pallone d’oro lo scorso 29 novembre. Combattente nel terreno di gioco come nella vita, un grande esempio per tutti.
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Paolo Rossi: l’indimenticabile “eroe gentile” ingiustamente dimenticato
Un anno fa ci lasciava Paolo Rossi, l’indimenticabile protagonista azzurro del Mondiale 1982 incredibilmente dimenticato durante l’ultima cerimonia del Pallone d’oro lo scorso 29 novembre. Combattente nel terreno di gioco come nella vita, un grande esempio per tutti.
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Un anno fa ci lasciava Paolo Rossi, l’indimenticabile protagonista azzurro del Mondiale 1982 incredibilmente dimenticato durante l’ultima cerimonia del Pallone d’oro lo scorso 29 novembre. Combattente nel terreno di gioco come nella vita, un grande esempio per tutti.
Il 9 dicembre 2020, a soli 64 anni, moriva Paolo Rossi, l’indimenticabile “eroe gentile” azzurro.
Indimenticabile non per tutti dato che è stato il grande “dimenticato” durante la cerimonia del Pallone d’oro dello scorso 29 novembre, dove sono stati invece ricordati Diego Armando Maradona e Gerd Müller che ci hanno lasciato, anche loro, di recente.
Che non l’abbiano nominato solamente perché i due favoriti alla vittoria del Pallone d’oro erano Lionel Messi e Robert Lewandowski? Questa non è assolutamente una buona scusa. Benissimo i paragoni per caratteristiche in campo, nazionalità e gol fatti ma non ricordare durante tutto l’arco della cerimonia il grande Paolo Rossi è stata decisamente una scelta infelice, non perdonata da moltissimi italiani e non solo.
Pablito, questo il soprannome che gli è stato dato dopo le prestazioni avute nel Campionato del Mondo in Argentina del 1978, rimane nella storia del calcio soprattutto per ciò che ha realizzato in quello successivo, dove è protagonista indiscusso dell’Italia che trionfa al Mondiale 1982 disputato in Spagna.
Non si è mai dato per vinto, nella vita come in campo e proprio quel celebre Mondiale ne è un esempio eclatante: nonostante le difficoltà iniziali in cui non riesce a segnare, si sblocca nella partita decisiva per la qualificazione alla semifinale contro il Brasile dove realizza una fantastica tripletta diventando l’incubo numero 1 dei gialloverdi. Tutti gli italiani (e non solo) ricordano quei gol, anche chi in quell’anno ancora non era nato o era troppo piccolo per capire ciò che di magico stava accadendo in campo: quel campione insieme ai suoi compagni azzurri stava compiendo un’impresa storica. La sfida, non a caso, passa alla storia con il nome di “Tragedia del Sarrià” dato dalla stampa brasiliana: Sarrià è il nome dello stadio di Barcellona dove si è giocato quell’incredibile match, considerato uno tra i più belli della storia.
“Il primo gol al Brasile, lo ricordo come il più bello della mia vita. Non ho avuto il tempo di pensare a nulla: ho sentito come un senso di liberazione. È incredibile come un episodio possa cambiarti radicalmente: niente più blocchi mentali e fisici. Dopo quel gol, tutto è arrivato con naturalezza”, il ricordo di Rossi di quei momenti emozionanti.
Vince il titolo di capocannoniere e nello stesso anno anche il pallone d’oro, terzo italiano fino a quel momento a riuscire a raggiungere un traguardo del genere.
Insieme a Roberto Baggio e Christian Vieri detiene il record italiano per quel che riguarda i gol nei mondiali, a quota 9. Diventa il primo calciatore in assoluto a vincere nel medesimo anno il titolo di capocannoniere del Mondiale e il Pallone d’oro (solo Ronaldo “il fenomeno” nel 2002 riuscirà a raggiungerlo).
Ma Paolo Rossi non è stato un campione solo sul terreno di gioco e la sua forza l’ha sempre mostrata anche nella quotidianità. Le parole della moglie Federica Cappelletti, che lo ricorda anche nel libro “Per sempre noi due” fresco di stampa, lo esprimono al meglio: “Era attaccato alla vita, gli ultimi istanti passati mano nella mano con Paolo non mi lasciano mai, sono laceranti ma anche di gioia perché lui era con me. Aveva gli occhi chiusi, ma eravamo uniti come mai prima”.
Pablito era unico, un vero amico per tantissima gente, pure per chi non lo conosceva di persona. Ispirava fiducia anche solamente quando lo si vedeva commentare una partita in televisione: l’ironia che lo ha sempre contraddistinto, la semplicità con cui si rapportava con gli altri, il suo modo di porsi con la gente sono caratteristiche che lo rendono un grande campione nella vita, oltre che in campo.
È riuscito a riunire tutti anche dopo che ci ha lasciato. Vedere i campioni azzurri dello storico Mondiale 82 tutti insieme al suo funerale è una scena che rimane fissa nella mente a riprova del grande affetto che ha lasciato dietro di sé. Ognuno ha di lui un ricordo speciale che non si limita solo al giocatore straordinario che è stato.
Non sono i trofei vinti ad aver reso Paolo Rossi quell’eroe gentile che noi tutti ricordiamo ma il suo cuore d’oro. Per questo una sua menzione alla Cerimonia del Pallone d’Oro era più che mai doverosa.
di Filippo Messina
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