Afghanistan-Pakistan, si stemperano le tensioni al passo Torkham
Dopo il bilaterale fra Afghanistan e Pakistan si stemperano le tensioni al passo Torkham, la via maestra di ogni traffico intenzionato a valicare la catena montuosa dei Bianchimonti
Afghanistan-Pakistan, si stemperano le tensioni al passo Torkham
Dopo il bilaterale fra Afghanistan e Pakistan si stemperano le tensioni al passo Torkham, la via maestra di ogni traffico intenzionato a valicare la catena montuosa dei Bianchimonti
Afghanistan-Pakistan, si stemperano le tensioni al passo Torkham
Dopo il bilaterale fra Afghanistan e Pakistan si stemperano le tensioni al passo Torkham, la via maestra di ogni traffico intenzionato a valicare la catena montuosa dei Bianchimonti
Dopo il bilaterale fra Afghanistan e Pakistan si stemperano le tensioni al passo Torkham, la via maestra di ogni traffico intenzionato a valicare la catena montuosa dei Bianchimonti
Che si vogliano chiamare Spīn Ghar in pashtu o Safēd Kōh in lingua dari, i Bianchimonti sono l’imponente manifestazione fisica del confine fra Afghanistan e Pakistan. Tra le nevi perenni che giustificano il loro nome si nascosero migliaia di quei mujāhidīn che combatterono contro l’Unione Sovietica, così come i talebani che hanno rovesciato la Repubblica Islamica alleata degli Stati Uniti. Se Kabul è davvero la capitale della “tomba degli imperi”, sono queste aspre vette a ospitare il rizoma immarcescibile dell’incontestabile ribellismo afghano.
Dai due lati delle montagne si estendono quindi la valle di Lowrah, nella parte afghana, e la valle di Peshāwar, dal lato pakistano, con soltanto alcuni valichi a collegarle. Per evitare le zone dirupate è possibile usare lo storico passo Khyber, imitando così Marco Polo sulla Via della Seta nonché qualsiasi antico invasore del subcontinente indiano, oppure scegliere il più pratico e moderno passo Torkham. Situato 5 chilometri a Ovest dal suo collega storico, quest’ultimo è infatti la via maestra di ogni traffico intenzionato a valicare la catena montuosa. Usato persino per il rifornimento delle forze Nato durante la loro presenza in Afghanistan, il governo di Islamabad ha ricorso spesso alla sua chiusura per motivi politici o ritorsioni contro atti terroristici, ma non solo. Nel 2016 ben trecento case di afghano-pakistani della zona furono demolite perché i loro occupanti furono sospettati di essere collegati ai quattro Teḥrīk-ī-Ṭālibān Pākistān (talebani pakistani, Ttp) responsabili del sanguinoso attacco all’Università Bacha Khan.
Tornando a oggi, il passo Torkham è stato chiuso di recente e a intermittenza. Sparatorie tra i Ttp e i servizi di sicurezza pakistani nella zona del valico nonché provocazioni per impedire il dispiegamento di recinzioni sulla “linea Durand” hanno deteriorato il già complicato rapporto fra i due lati della frontiera. Per sbloccare la situazione il generale a tre stelle Nadeem Ahmed Anjum (potente capo dei servizi segreti militari pakistani, conosciuti anche come Mukhābarāt) e il ministro della Difesa pakistana Khawaja Muhammad Asif hanno tenuto un incontro bilaterale con Abdul Ghani Baradar, il facente funzioni vice primo ministro con delega all’Economia dell’Emirato afghano.
L’incontro ha portato a un allentamento della tensione, registrando la volontà talebana di non voler appoggiare – quantomeno alla luce del sole – le volontà irredentiste dei Ttp riguardo alla creazione di un “Pashtunistan”. Questo progetto politico dell’emiro dei Ttp Noor Wali Mehsud consisterebbe nell’unione in unico territorio di tutto il popolo pashtun, a scapito però dell’integrità nazionale del Pakistan. Alcune voci, ancora non confermate, riportano che la risposta talebana abbia assunto concretezza con l’eliminazione del leader Ttp Noor Saeed Mehsud. Ucciso pare da un sicario nella provincia di Konar (situata sul confine nel Nord-Ovest dell’Afghanistan), quest’uomo era infatti il “governatore ombra” della regione pakistana di Peshāwar per i Ttp, che sono abituati a chiamarla Afghania.
di Camillo Bosco
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