Tensione massima fra Ucraina e Bielorussia
L’installazione di un gigantesco videoproiettore al confine fra Ucraina e Bielorussia per mostrare attacchi e sommosse ai bielorussi i crimini compiuti dai russi
Tensione massima fra Ucraina e Bielorussia
L’installazione di un gigantesco videoproiettore al confine fra Ucraina e Bielorussia per mostrare attacchi e sommosse ai bielorussi i crimini compiuti dai russi
Tensione massima fra Ucraina e Bielorussia
L’installazione di un gigantesco videoproiettore al confine fra Ucraina e Bielorussia per mostrare attacchi e sommosse ai bielorussi i crimini compiuti dai russi
L’installazione di un gigantesco videoproiettore al confine fra Ucraina e Bielorussia per mostrare attacchi e sommosse ai bielorussi i crimini compiuti dai russi
Zhytomyr – Dopo diversi episodi d’attrito con le guardie di frontiera bielorusse, i militari ucraini hanno installato ieri un gigantesco videoproiettore proprio a qualche metro dalla linea di confine tra i due Paesi situata in prossimità della riserva forestale di Zhelon. Collegato a degli altoparlanti, il sistema riproduce a ripetizione i filmati e le immagini delle conseguenze degli attacchi contro l’Ucraina partiti dal suolo bielorusso.
Frammenti del videomessaggio in cui Aleksandr Lukashenko sostiene pubblicamente l’operazione militare speciale e il suo mandante Putin – prestando basi e infrastrutture a ospitare militari, aerei, carrarmati e sistemi missilistici usati dall’esercito russo durante l’invasione del Paese guidato da Zelensky – vengono inframmezzati ad altri in cui quest’ultimo, rivolgendosi direttamente ai bielorussi, li invita a non prestarsi a quell’aggressione criminale. Aperta dal suono delle sirene registrato durante gli attacchi in diverse città, la clip svela inoltre le conseguenze dell’occupazione russa di Bucha ed Irpen, i massacri dei civili, i cadaveri per strada e le fosse comuni. Ricordando come i militari russi che si sono macchiati di quei crimini fossero entrati in Ucraina passando proprio dalla Bielorussia.
Audio e video di quelle indubbie prove documentali sono ben udibili e visibili da molto lontano, così come la grande bandiera bianca e rossa issata poco distante dai militari ucraini. Chiaro e potente, il messaggio punta stavolta direttamente ai cuori delle persone, mostrando una realtà che difficilmente potrà essere ancora negata dal regime di Lukashenko. Esacerbata negli scorsi mesi da diversi episodi d’intolleranza, infatti, la tensione tra le guardie di frontiera dei due Paesi aveva raggiunto il suo climax quando una ventina di giorni fa i militari ucraini avevano appeso un manichino chiamato “Valera” (dal nome di un soldato di Minsk ucciso a Kyiv) raffigurante il modello militare bielorusso, impiccandolo al ramo alto d’un albero proprio di fronte all’avamposto di Glushkovichi (piccola località di frontiera nella regione bielorussa di Homel).
Diversi volantini erano stati fatti cadere dall’alto nei giorni precedenti per ricordare lo scempio compiuto in Ucraina dai militari russi ospitati da Lukashenko e transitati per quel luogo nei primi mesi dell’invasione su larga scala del Paese. Prima ancora, le autorità di Minsk avevano filmato alcuni militari ucraini piazzare con aria di sfida mine anticarro nei pressi del posto di blocco di Vystupovychi. Celebre è il video che mostra una guardia di frontiera ucraina, con indosso un passamontagna raffigurante un teschio, mostrare prima il dito medio in direzione dei colleghi bielorussi e poi, con il pollice, simulare il taglio della testa.
Se è vero che le intimidazioni mirate a esercitare pressione psicologica sul vicino scomodo sono state frequenti per tutto il tempo dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, è comunque anche vero che (come abbiamo documentato su queste pagine) molti partigiani bielorussi hanno attraversato clandestinamente quelle frontiere per unirsi alla resistenza ucraina. Perché la libertà di Minsk passa inevitabilmente per quella di Kyiv.
di Giorgio Provinciali
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