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I russi bombardano le chiese e sparano ai bambini

I russi hanno bombardato il monastero di Santa Elisabetta il giorno di Pasqua. Ex miliziani confessano: “Abbiamo sparato a 24 bambini”
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I russi bombardano le chiese e sparano ai bambini

I russi hanno bombardato il monastero di Santa Elisabetta il giorno di Pasqua. Ex miliziani confessano: “Abbiamo sparato a 24 bambini”
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I russi bombardano le chiese e sparano ai bambini

I russi hanno bombardato il monastero di Santa Elisabetta il giorno di Pasqua. Ex miliziani confessano: “Abbiamo sparato a 24 bambini”
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I russi hanno bombardato il monastero di Santa Elisabetta il giorno di Pasqua. Ex miliziani confessano: “Abbiamo sparato a 24 bambini”

Kyiv – A Komyshuvakha, piccolo insediamento urbano di circa 5mila anime nell’oblast’ di Zaporizhzhya, sorgeva il monastero di Santa Elisabetta. Domenica mattina, cioè durante le celebrazioni della Pasqua ortodossa secondo il calendario giuliano, un missile russo ha ridotto quel gioiello ricco d’affreschi e mosaici a un cumulo di macerie. L’edificio principale a due piani, che sino al 2001 ospitava l’ospedale distrettuale, è stato distrutto nel momento più sacro dell’anno. Sono rimasti intatti soltanto la Croce posta sulla cupola dorata più alta e un’effige di Santa Elisabetta dipinta a olio su tela, che i fedeli hanno disposto sopra i calcinacci in un commovente gesto ricco di significato: la precarietà dell’esistenza temporale, la vittoria della vita eterna sulla morte, la speranza che trascende spazio e tempo e non può essere distrutta in un momento. In quei due simboli, rimasti intonsi sulle ceneri di una chiesa distrutta, c’è la Pasqua.

Putin ha scelto ancora il giorno in cui si celebra la Risurrezione come qualità nuova dell’esistenza per sigillare il proprio nome nella morte. L’anno scorso, nella medesima ricorrenza religiosa, aveva ordinato il bombardamento di Odessa. Fu una strage di civili: 18 feriti e 6 morti, tra cui un neonato di tre mesi. Poco prima di colpire il monastero di Komyshuvakha, la tempesta di fuoco russa s’è abbattuta nella Kherson liberata uccidendo una donna di 48 anni e sua figlia di 28. Nel mentre, anche il centro residenziale della già martoriata Slovyansk veniva sventrato da altri missili sganciati su obiettivi civili: il numero delle persone uccise a seguito dell’attacco russo è salito nelle scorse ore a 12, ma molte altre persone potrebbero trovarsi ancora sotto le macerie. Poco distante dal monastero distrutto domenica, lo scorso 20 ottobre un raid russo demoliva la scuola elementare di Komyshuvakha.

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Questi sono gli obiettivi della follia sanguinaria di Putin: scuole, ospedali, chiese, palazzi e centri abitati. Se fino a qualche mese fa i media russi riportavano la notizia di tali offensive come «attacchi altamente strategici mirati a colpire obiettivi militari», oggi anche quest’ultima foglia di fico è caduta: presentatori e ospiti di notiziari e talk show gioiscono apertamente in Russia a ogni mattanza di civili, auspicandone di peggiori. Il paragone fatto con l’Isis circa la brutalizzazione dei prigionieri di guerra ucraini calza dunque anche a livello mediatico.

A inchiodare i criminali russi alle proprie responsabilità contribuiscono le ammissioni sempre più cospicue degli ex miliziani ‘pentiti’ dei propri misfatti: «Abbiamo sparato a 24 bambini ucraini per ordine diretto di Prigozhin» confessava ieri un ex wagnerista graziato dal decreto con cui Putin ha assolto tutti i criminali scarcerati e poi arruolati nella compagnia privata del suo ‘cuoco’ che vi abbiano prestato servizio per almeno sei mesi. «Ho sparato in testa a una bambina di 5 anni» ammetteva un altro mercenario oggi a piede libero in Russia.

Se la Pasqua russa è stata ritualizzata nel sangue, il lunedì dell’Angelo – chiamato “del Rinnovamento” dai fedeli ortodossi – ha chiuso la settimana Santa non rinnovando un bel nulla: il verdetto espresso ieri dal Tribunale di Mosca condanna a 25 anni di carcere il giornalista e storico Vladimir Kara-Murza, che pagherà cara la sua dissidenza nei confronti di un regime – quello putiniano – di cui aveva denunciato i crimini e le ripetute violazioni dei diritti umani, screditandone per giunta l’operazione (fallimentare, ndr.) speciale condotta in Ucraina.

di Giorgio Provinciali 

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