Piange il telefono
La vicenda dell’incredibile scherzo telefonico di cui è stata vittima la presidente del Consiglio Giorgia Meloni merita una riflessione
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La vicenda dell’incredibile scherzo telefonico di cui è stata vittima la presidente del Consiglio Giorgia Meloni merita una riflessione
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La vicenda dell’incredibile scherzo telefonico di cui è stata vittima la presidente del Consiglio Giorgia Meloni merita una riflessione
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La vicenda dell’incredibile scherzo telefonico di cui è stata vittima la presidente del Consiglio Giorgia Meloni merita una riflessione
Ne ho scritto questa mattina anche per La Ragione, ma la vicenda dell’incredibile scherzo telefonico di cui è stata vittima la presidente del Consiglio Giorgia Meloni merita una riflessione anche in questa sede.
Per concentrarsi su quello che – a mio modesto avviso – è il vero dato di fatto: la clamorosa permeabilità mostrata dalla struttura della presidenza del Consiglio in questa vicenda.
Aver ceduto in modo così fragoroso a un banale scherzo telefonico, banale nella costruzione ma dalle conseguenze diplomatiche potenzialmente disastrose, lascia sul campo una serie di interrogativi che vanno ben oltre la figura del consigliere diplomatico del capo del governo, Francesco Talò. Quest’ultimo è stato subito indicato ieri come il capro espiatorio ed è quantomeno a rischio. Non ci sfuggono le responsabilità di chi sia ai vertici di una struttura delicata come quella che deve sovrintendere alle relazioni diplomatiche del capo del governo, ma qui non si può trattare di una sola persona. Non lo scriviamo per difendere questo o quello, ci chiediamo se sia sufficiente giubilare un responsabile per mettere tutto a posto.
In una fase delicatissima sul piano internazionale, nella quale l’Italia è chiamata a ricoprire un ruolo importante ed estremamente complesso su due fronti esplosivi come la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina e i nuovi fuochi mediorientali accesi dalla barbara azione di Hamas del 7 ottobre, è semplicemente inconcepibile che Palazzo Chigi si faccia trovare così vulnerabile e – sia detto con il massimo del rispetto possibile – impreparato.
Ne va direttamente del ruolo internazionale della presidente del Consiglio, totalmente esposta proprio laddove ha oggettivamente raccolto i risultati più apprezzabili e significativi del primo anno di governo. Anche i più difficili, se consideriamo l’ampia diffidenza che circondava Giorgia Meloni (e questo è un eufemismo) all’inizio del suo mandato.
Un danno che va ben oltre le parole in sé pronunciate durante il colloquio telefonico con il fantomatico ‘leader africano’.
Nulla, come abbiamo spiegato ieri e ribadiamo questa mattina su La Ragione, che sia diverso da ciò che sostengono tutte le cancellerie occidentali da tempo. Più o meno riservatamente. Quindi, nessuno scandalo a cui appellarsi magari per recuperare un paio di punti nei sondaggi. Resta lo sconcerto e anche il warning su come si muove, senza curarsi particolarmente di mascherare le apparenze, la stessa Federazione russa. Il duo di “comici“ non era alla prima impresa, dopo aver messo nel mirino diversi leader occidentali: pensare che qualcosa del genere possa avvenire all’oscuro dell’intelligence moscovita (nella Russia di Putin!) significherebbe mostrarsi molto più ingenui di quanto tollerabile.
di Fulvio Giuliani
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