Israele, gli USA e i popoli arabi
L’emittente americana “Cnn” ha svelato un timore di una parte della diplomazia Usa: il sostegno a Israele nella Striscia di Gaza potrebbe alimentare l’odio dei popoli arabi
| Esteri
Israele, gli USA e i popoli arabi
L’emittente americana “Cnn” ha svelato un timore di una parte della diplomazia Usa: il sostegno a Israele nella Striscia di Gaza potrebbe alimentare l’odio dei popoli arabi
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Israele, gli USA e i popoli arabi
L’emittente americana “Cnn” ha svelato un timore di una parte della diplomazia Usa: il sostegno a Israele nella Striscia di Gaza potrebbe alimentare l’odio dei popoli arabi
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L’emittente americana “Cnn” ha svelato un timore di una parte della diplomazia Usa: il sostegno a Israele nella Striscia di Gaza potrebbe alimentare l’odio dei popoli arabi
L’emittente americana “Cnn” ha svelato di recente un timore che aleggia in una parte della diplomazia Usa, ovvero che il sostegno incondizionato alla campagna militare di Israele nella Striscia di Gaza stia alimentando l’odio dei popoli arabi e rischi di costare agli Stati Uniti «il sostegno del mondo arabo per una generazione». Nell’elenco della “Cnn” c’è un dispaccio riservato dell’Ambasciata americana in Oman in cui emerge la preoccupazione per lo star perdendo la battaglia comunicativa, con l’aggiunta che il sostegno degli Usa alle azioni di Israele sarebbe percepito nel mondo arabo come una forma di «colpevolezza materiale e morale». Il testo sarebbe stato inviato, fra gli altri, al Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, alla Cia e al Fbi. Dall’Oman all’Egitto: un altro dispaccio – che l’Ambasciata Usa al Cairo ha già spedito a Washington – cita invece l’editoriale di un quotidiano egiziano, secondo cui «la mancanza di considerazione per i palestinesi» di Joe Biden supera quella di tutti i precedenti presidenti degli Stati Uniti.
Ma davvero gli Usa si stanno giocando i rapporti col mondo arabo? Cominciamo da una considerazione: il mondo arabo non è un singolare ma semmai un plurale, con al suo interno Paesi e leader che hanno visioni e interessi diversi e che domani si riuniranno, in Arabia Saudita, per il vertice straordinario sulla situazione in Palestina organizzato dall’Oci, l’Organizzazione della cooperazione islamica. Detto ciò, una cosa è evidente: anziché ripetere la formula bella ma ormai retorica del “due popoli e due Stati” rispetto alla questione israelo-palestinese, sarebbe il caso che gli Usa, l’Unione europea e la Gran Bretagna cominciassero a fare i conti con un dato di realtà: non si può puntare a una pace in quell’area senza il coinvolgimento dei Paesi arabi, con buona parte dei quali l’Occidente fa affari e si relaziona.
Scegliere chi e come richiede gran prudenza ma è esercizio politico necessario. Gli interessi dell’Egitto non sono quelli della Giordania, il Qatar non è certo un gemello dell’Arabia Saudita. Eppoi ci sono gli Emirati e – allargando lo sguardo – la Siria, l’Iran, la Turchia di Erdoğan e gli altri. Tutti filopalestinesi nelle dichiarazioni, ma per costruire una mediazione politica contano gli interessi in gioco e non le parole. In concreto: se si decidesse – una volta arrivati a una tregua (al momento assai complicata da raggiungere) – che la soluzione sarà una forza di interposizione internazionale nell’area di guerra, ebbene dovranno esserci anche gli arabi e non soltanto americani ed europei perché questa diventi possibile. Chi degli arabi – parlandone anche con Israele – è la vera partita da giocare.
di Massimiliano Lenzi
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