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Don Carlo per gli under30 alla Scala

Il Don Carlo per gli under30 alla Scala

La “primina” della Scala che permette agli under30 di godere della bellezza del teatro e della lirica scardinandola da antichi preconcetti
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Il Don Carlo per gli under30 alla Scala

La “primina” della Scala che permette agli under30 di godere della bellezza del teatro e della lirica scardinandola da antichi preconcetti
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Il Don Carlo per gli under30 alla Scala

La “primina” della Scala che permette agli under30 di godere della bellezza del teatro e della lirica scardinandola da antichi preconcetti
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La “primina” della Scala che permette agli under30 di godere della bellezza del teatro e della lirica scardinandola da antichi preconcetti
A Milano il freddo inizia a farsi sentire e mentre si addobbano gli alberi e appaiono i primi mercatini di Natale ci si prepara per uno degli eventi più importanti dell’anno: la Prima del Teatro alla Scala, come da tradizione nella serata del 7 dicembre. Quest’anno sarà affidata alle note del “Don Carlo” di Giuseppe Verdi, che ritorna nel tempio della lirica per la nona volta alla serata inaugurale, sotto la direzione del maestro Riccardo Chailly e la regia di Lluís Pasqual. Il cast di primissimo livello vede fra i nomi di spicco il tenore Francesco Meli nei panni di Carlo, Michele Pertusi in quelli di Filippo II, Anna Netrebko nella parte di Elisabetta di Valois e Luca Salsi come Rodrigo. Ispirata al poema “Don Carlos, Infant von Spanien” di Friedrich Schiller e composta originariamente in cinque atti per l’Opéra de Paris, fu ridotta in seguito da Verdi in quattro atti e messa in scena in lingua italiana nel 1884 proprio alla Scala di Milano nella versione che divenne la più rappresentata. La stessa che risuonerà domani e che è già stata ascoltata domenica scorsa da un teatro pieno di under 30: dodici minuti di applausi – eravamo lì e possiamo testimoniarlo – hanno accolto il cast al termine della rappresentazione. Non è una novità, fu proprio il “Don Carlo” a inaugurare 15 anni fa la tradizionale ‘primina’. Da allora un pubblico crescente di giovani ha via via preso confidenza con il mondo scaligero grazie a un numero sempre più consistente di iniziative pensate per permettere loro di conoscerlo e appassionarvisi, fra forti scontistiche, recite ad hoc e posti riservati. Perché sta tutto lì, come ci è già capitato di scrivere (ma non è mai abbastanza): se non si permette ai più giovani di conoscere certe forme d’arte, come si può poi pensare che le possano apprezzare o che non le considerino vetuste? Anche perché non c’è nulla di più contemporaneo dell’opera lirica, con i suoi temi e i suoi personaggi che altro non sono che archetipi di tutto ciò che vi è di umano. Per tacere della bellezza della musica, della sua forza primigenia e atemporale, capace di sconquassare anche l’animo più arido. Invece di continuare a trascurarla – più che altro per ignoranza – la lirica andrebbe insegnata nelle scuole per far conoscere un pezzo enorme del nostro patrimonio artistico, della nostra storia, oltre che per formare individui migliori. Purtroppo non succede. E quindi, là dove non ci pensano la scuola e le istituzioni, provvedono i teatri e non soltanto a Milano: dal Teatro Regio di Parma, passando per Firenze fino all’Arena di Verona. I numeri parlano chiaro: nel 2023 oltre un terzo del pubblico che ha frequentato la Scala (il 35%) è stato composto da giovani. Si stimano oltre 140mila ragazzi. Alla faccia di chi pensa che la lirica sia soltanto un pezzo impolverato del nostro passato. di Federico Arduini

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