Gentilissimo signor Presidente; anzi gentile dottor Silvio Berlusconi, una premessa: non preciserò se io sia o meno un suo elettore; non perché abbia il timore di rivelare il mio credo politico; non ho mai avuto queste paure, neppure al tempo in cui i rischi erano fisici; la ragione è altra: non ritengo che questo aspetto rivesta alcuna significatività rispetto a ciò che sto per esporre.
Neppure è mia intenzione azzardare consigli o suggerimenti: non ne avrei la capacità e comunque non penso che Ella abbia bisogno delle indicazioni di alcuno su ciò che è opportuno fare.
Stiamo attraversando un periodo oscuro, pressati da una pandemia che la scienza non ha saputo prevenire e che non pare essere in grado di dominare: il virus che ci affligge è imprevedibilmente pericoloso e pare che si possa solo teorizzare una strategia di resistenza, adeguandoci alle variabili che produce.
Oscuro perché questa imprevista evidenza, ha rivelato universali criticità latenti che, rispetto all’amata Italia, hanno fatto emergere fragilità che conoscevamo, ma non volevamo ammettere: la giustizia (ne parlo perché è il mio mondo) afflitta da imbarazzanti disarmonie che non sappiamo come possano essere risolte; la scienza che evidenzia contraddizioni imbarazzanti; l’economia messa in ginocchio da scelte confuse; l’industria continuamente ostacolata di fatto da scelte discutibili; la politica che non esprime personalità in grado di rassicurare. E via discorrendo.
Una sorta di caos, insomma; che mi rendo conto non è neppur facile esporre; o almeno non lo è per me.
In tutto questo ciò che colpisce nel momento – delicato, a livello di immagine e non solo – in cui si accingono ad eleggere il capo dello Stato (non è ancora un diritto dei cittadini sceglierlo) ciò su cui molti paiono d’accordo è esprimere (talora paludandolo con falsa approvazione) un veto aprioristico alla Sua candidatura.
Persone che nel privato (ne sono certo) sarebbero eccitate alla sola idea d’essere oggetto di Sua interlocuzione, affermano con categorica intransigenza che Lei non può essere il Presidente degli italiani.
Come cittadino europeo non riesco a comprendere quale sia la ragione per la quale una persona che, come Lei, è sempre riuscita a raggiungere il successo, in ogni contesto al quale si sia dedicata, dunque una personalità indubbia, sia respinta dai politici italiani (e dal complesso degli strumenti mediatici che utilizzano) con una determinazione alla quale non sono adusi nelle scelte che dovrebbero costituire la loro primaria occupazione.
Ecco allora che, senza assolutamente essere condizionato da contiguità politica, mi sorge spontaneo dire (né consigli né suggerimenti): ma li mandi a quel paese; sbatta la porta e si astenga persino dal parlare con chi ottusamente Le nega un diritto che, secondo le logiche della selezione, Le spetterebbe senza alcun dubbio. Lasci che inseguano le loro confusioni senza neppure degnarli di considerazione.
So che non lo farà e che, se fossi un suo confidente, sarebbe in grado di parlare per ore delle ragioni che la spingono, nonostante tutto a resistere
di Cesare CicorellaLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
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Tag: politica
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