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Persone ai funerali di Navalny

Una fiumana di persone ai funerali di Navalny

Mosca – Alla fine i funerali di Alexey Navalny si sono tenuti malgrado le minacce. Tantissime le persone presenti, tra cui spiccano molti giovani. Qualcosa sta cambiando

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Una fiumana di persone ai funerali di Navalny

Mosca – Alla fine i funerali di Alexey Navalny si sono tenuti malgrado le minacce. Tantissime le persone presenti, tra cui spiccano molti giovani. Qualcosa sta cambiando

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Una fiumana di persone ai funerali di Navalny

Mosca – Alla fine i funerali di Alexey Navalny si sono tenuti malgrado le minacce. Tantissime le persone presenti, tra cui spiccano molti giovani. Qualcosa sta cambiando

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Mosca – Alla fine i funerali di Alexey Navalny si sono tenuti malgrado le minacce. Tantissime le persone presenti, tra cui spiccano molti giovani. Qualcosa sta cambiando

MoscaAlla fine i funerali di Alexey Navalny si sono tenuti malgrado le minacce, la presenza massiccia e intimidatoria dei reparti speciali antisommossa e l’installazione nella notte in tutta la zona delle esequie di nuove telecamere che garantiscono il riconoscimento facciale. Ed è stato non un addio all’eroico democratico russo ma un arrivederci: «Tu hai avuto coraggio, lo avremo anche noi» è stato uno degli slogan più gettonati della giornata.

Una grande manifestazione contro il regime, composta ma per nulla silenziosa come pretendeva il sindaco Sergey Sobyanin. Fino a giovedì in pochi ci avevano tenacemente creduto, a fronte della censura totale sull’evento. Tra questi, alcuni dei più stretti collaboratori di Navalny. «Si è trattato di una prima scommessa vinta» ha affermato a fine giornata Ivan Zhdanov, dell’ufficio stampa del politico russo defunto. «Abbiamo salutato Alexey decentemente e abbiamo fatto vedere al mondo che l’opposizione in Russia c’è ancora. Il resto lo vedremo nei prossimi giorni».

Che sarebbe stata una giornata particolare lo si era capito già in tarda mattinata, quando una folla ordinata aveva iniziato a concentrarsi intorno alla Chiesa “Icona Madre di Dio” – dove si sarebbe dovuta tenere la cerimonia religiosa – e lungo la strada che porta al cimitero Borisovsky, a circa due chilometri di distanza. Una fiumana composta da molte donne, giovani e meno giovani, gente comune, intere famiglie. Un padre aveva in braccio il figlio e gli mostrava una foto di Navalny, sussurrandogli «Voleva il bene della Russia». Tanta gente diversa, lontana anche dallo stereotipo del sostenitore di Navalny (giovane del ceto medio e con il mito dell’Europa): pensionati, lavoratori e studenti che, seppure in una normale giornata feriale, avevano voluto esserci.

Si è allora capito che l’ultima minaccia contro Navalny stava fallendo miseramente. Con il passare dei minuti la gente ha continuato ad aumentare. Sono arrivati in corteo i giovani dalla Facoltà di Giurisprudenza e tutti hanno preso coraggio e iniziato a scandire slogan: «No alla guerra!», «Libertà per i detenuti politici» ma anche «Putin assassino!» e «Noi non dimenticheremo». E quando è arrivata la bara con i genitori di Navalny è scoppiato un grande applauso. Alla fine della cerimonia, mentre il carro funebre percorreva lento il ponte che porta al cimitero, è iniziato a piovere ma nessuno si è mosso. Tuttavia il potere ha voluto consumare la sua piccola vendetta. Subito dopo il seppellimento, il cimitero è stato chiuso e un fitto cordone di polizia ha impedito alla gente di lasciare un fiore sulla tomba.

Nella storia della Russia molti funerali hanno avuto un carattere particolare. Durante i Giochi Olimpici di Mosca del 1980, in piena era brezneviana e a pochi mesi dall’invasione dell’Afghanistan, la morte del cantautore dissidente Vladimir Visotsky fu una scossa che attraversò la Capitale. I suoi funerali si trasformarono in una dichiarazione di sfiducia per il regime. Così nel dicembre del 1989 i funerali di Sacharov, il grande fisico antisovietico e premio Nobel per la pace, rappresentarono la chiamata a raccolta di coloro i quali volevano un’accelerazione della perestrojka e una netta cesura con il passato dittatoriale. Lo sono stati anche quelli di Navalny e non era scontato.

Certamente, da domani la situazione per l’‘altra Russia’ non cambierà d’incanto. Tanti sono i passi da fare e gli ostacoli da superare perché il Paese diventi una democrazia – tra cui, last but not least, trovare dei leader all’altezza di Navalny – ma questo 1° marzo, che in Russia segna l’inizio ufficiale della primavera, non è passato invano.

di Yurii Colombo

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