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Lella Lombardi, pilota e non pilotessa
Parla lo scrittore Giacomo Arosio, che nel suo ultimo libro racconta la storia di Lella Lombardi, pioniera della partecipazione femminile nelle corse automobilistiche
Lella Lombardi, pilota e non pilotessa
Parla lo scrittore Giacomo Arosio, che nel suo ultimo libro racconta la storia di Lella Lombardi, pioniera della partecipazione femminile nelle corse automobilistiche
Lella Lombardi, pilota e non pilotessa
Parla lo scrittore Giacomo Arosio, che nel suo ultimo libro racconta la storia di Lella Lombardi, pioniera della partecipazione femminile nelle corse automobilistiche
Parla lo scrittore Giacomo Arosio, che nel suo ultimo libro racconta la storia di Lella Lombardi, pioniera della partecipazione femminile nelle corse automobilistiche
Proprio mentre i riflettori della Formula 1 si stanno per riaccendere, in particolare sulla scuderia Ferrari in vista del debutto di Lewis Hamilton a bordo di una ‘rossa’, ecco che dal passato riemergono pagine storiche che valgono più di un semplice ricordo. Quest’anno ricorre infatti l’anniversario di un record che ha lasciato un segno nel mondo dei bolidi della velocità su quattro ruote.
Anche perché è legato a una donna. A una delle pochissime che abbiano avuto il coraggio di entrare in un campo dominato dagli uomini. Maria Grazia Lombardi, conosciuta con il diminutivo (oggi si direbbe nickname) di “Lella”. Quasi a ingentilire la figura di una donna al volante «inspiegabilmente trascurata per oltre 30 anni, nonostante i risultati sportivi oggettivamente importanti» sottolinea Giacomo Arosio, autore di “Lella Lombardi. Un pilota, una donna” (Minerva). Il libro è «un tributo e insieme una biografia sportiva. Che si concentra su una carriera eccezionale oltreché molto lunga, visto che sfiora i 25 anni di attività» aggiunge Arosio.
Anni di passione, energia e coraggio. Uniti a uno spirito indomito che ha permesso a Lella Lombardi di arrivare al sesto posto nel Gran Premio di Spagna sul circuito di Montjuïc. Conquistando mezzo punto nella classifica generale (perché un incidente comportò la sospensione della gara). E fermando così l’orologio della storia delle donne che hanno provato a cimentarsi nell’automobilismo ai massimi livelli. «Credo che si possa definire Lella Lombardi come una donna dalla volontà di ferro, la rappresentazione concreta del detto “Volere è potere”. Aveva un talento di base, ma mezzi economici normali» spiega l’autore.
«Altre espressioni per descriverla? Era brava e anticipatrice dei tempi. Ancora oggi un pilota donna stupisce, figuriamoci a metà degli anni Sessanta e poi ancora nei successivi due decenni durante cui si affermò ad alti livelli. A chi nel 1975 le chiese se la Formula 1 fosse uno sport anche per ragazze, lei rispose secca: “Visto che sono qua e corro, giudicate voi”».
Lella Lombardi è stata la seconda donna a guidare una monoposto nella più importante categoria della velocità. Prima di lei ci aveva provato negli anni Cinquanta soltanto Maria Teresa de Filippis, che però si fermò dopo sole quattro corse. Ma Lombardi è stata la prima (tuttora unica) donna a conquistare punti in Formula 1 e a disputare 12 Gran Premi. Dopo l’esordio attorno alla metà degli anni Sessanta con le formule minori, aveva fatto tutta la trafila di ogni pilota che sogni di arrivare al top. Prima in Formula 3 e poi in Formula 5000. Al termine di una stagione passata a condividere i circuiti più prestigiosi con i colleghi maschi più famosi, passò al volante delle ‘sport-prototipo’ Osella e poi delle ‘turismo’ Alfa Romeo, affermandosi nelle gare del Mondiale marche e del Campionato europeo.
Decise di ritirarsi dalle competizioni nel 1988, dando vita a una scuderia che portava il suo nome. A fermarla fu solo il cancro, contro cui combatteva da tempo e che se la portò via il 3 marzo 1992, poco prima di compiere 51 anni. Nel libro si parla di Lella Lombardi definendola «un pilota», dunque al maschile. «Non si tratta di una svista, ma di una scelta dettata da fedeltà storica» precisa Arosio. «Lei stessa voleva essere chiamata pilota, non pilotessa: un modo per esprimere una parità assoluta con i colleghi maschi. L’eredità di Lella Lombardi è ancora oggi unica».
Di Eleonora Lorusso
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