La legge sul maltrattamento degli animali
La legge sul maltrattamento degli animali è stata approvata la settimana scorsa dal Parlamento in via definitiva. È la strada giusta?

La legge sul maltrattamento degli animali
La legge sul maltrattamento degli animali è stata approvata la settimana scorsa dal Parlamento in via definitiva. È la strada giusta?
La legge sul maltrattamento degli animali
La legge sul maltrattamento degli animali è stata approvata la settimana scorsa dal Parlamento in via definitiva. È la strada giusta?
La legge sul maltrattamento degli animali è stata approvata la settimana scorsa dal Parlamento in via definitiva. La logica della legge, che intende difendere gli animali dalle sevizie inferte loro dagli umani, è la medesima di altre norme sulla sicurezza varate dal governo e dalla maggioranza di centrodestra. L’inasprimento delle pene. È la strada giusta?
A questo punto non contano le dimostrazioni teoriche né le disapprovazioni pratiche. A questo punto contano i risultati. Si dovrà verificare se la legge che prevede il carcere fino a quattro anni per la morte dell’animale sarà utile o no.
Ossia se caleranno o no i maltrattamenti. Le sevizie, le uccisioni degli animali per mano degli umani. Bisogna attendere. Invece, nel rapporto tra gli animali e gli uomini è più interessante soffermarsi su quanto detto dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, l’altro giorno illustrando proprio il senso della legge sul maltrattamento degli animali. «L’animale va rispettato non in quanto amato dall’uomo, ma in quanto essere vivente». Perché è più interessante? Perché coglie ciò che noi umani abbiamo realmente in comune con gli animali: il dolore.
C’è stato un tempo in cui si riteneva che gli animali – un cane, un gatto, tanto per stare sul terreno di quelli domestici – non avessero un’anima. Magari lo si ritiene anche oggi e si nega che anche gli uomini abbiano un’anima. Tuttavia, al di là delle credenze religiose, la concezione che noi oggi abbiamo degli animali non è più quella, ad esempio, di Cartesio. Che riduceva gli animali a macchine.
Attenzione: non pensava che fossero delle macchine; riteneva che fossero pensabili come macchine. Il ragionamento di Cartesio era più o meno questo. Un cane e un orologio si muovono secondo princìpi razionali. Ma come non c’è motivo per attribuire l’anima all’orologio così non c’è motivo per attribuirla al cane. Visto così, l’animale più che un organismo è un meccanismo, più che un istinto è un automa. Cosa, quest’ultima che può essere fatta anche con l’umano e così vedere nell’umano una macchina, un robot, un meccano.
Non si tratta di pensare che l’uomo sia una macchina ma solo di pensarlo come se lo fosse in alcuni casi – ad esempio la chirurgia – perché si facilitano il controllo e l’intervento sul corpo organico e senziente. Ed ecco il punto: corpo organico e senziente, a volte forte e a volte debole, senz’altro sempre bisognoso e mortale, che gli umani hanno in comune con gli animali. E chi è senziente, ossia vivo, è legato vita natural durante alla polarità base dell’esistenza: piacere e dolore.
E dunque ciò che ci lega agli animali – nella cui parola, come si vede, è compresa proprio la parola “anima” – è la sensibilità per il piacere e per il dolore che fa della nostra vita una condizione in cui ci muoviamo verso degli scopi, non foss’altro quello di avere piacere e di evitare il dolore. La logica della legge è quindi umana: come evitiamo di infliggere dolore gratuito a noi, così è bene evitare di farlo con gli animali.
Le delusioni che ci procurano le relazioni umane ci spingono a dire: «Più conosco gli uomini, più amo gli animali». Ma non dobbiamo esagerare. E un’esagerazione sembra essere quella di immaginare – come fanno Michela Vittoria Brambilla e Michaela Biancofiore – che gli animali domestici debbano viaggiare a bordo degli aerei come dei normali passeggeri. Come non dobbiamo infliggere agli animali, in quanto esseri senzienti, dolore gratuito, così non dobbiamo nemmeno metterli in condizioni palesemente di disagio per loro e per noi. A nessuno infatti verrebbe in mente – almeno lo si spera – di mettere il cane o il gatto al posto del pilota.
di Giancristiano Desiderio
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