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le scuole non sono tutte uguali

Le scuole non sono tutte uguali, aboliamo il valore legale del titolo di studio

Davvero le scuole e gli atenei sono tutti uguali? Cioè che è certo è che l’istruzione merita più rispetto ed attenzione.
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Le scuole non sono tutte uguali, aboliamo il valore legale del titolo di studio

Davvero le scuole e gli atenei sono tutti uguali? Cioè che è certo è che l’istruzione merita più rispetto ed attenzione.
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Le scuole non sono tutte uguali, aboliamo il valore legale del titolo di studio

Davvero le scuole e gli atenei sono tutti uguali? Cioè che è certo è che l’istruzione merita più rispetto ed attenzione.
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Davvero le scuole e gli atenei sono tutti uguali? Cioè che è certo è che l’istruzione merita più rispetto ed attenzione.
Riaprire le scuole. Prima di questo, Dote18. Davvero la politica si preoccupa dei giovani e della propria formazione? La pandemia ha accentuato il calo di acquisizione di competenze, conoscenze e abilità tecnico-cognitive di ogni alunno. Si guardi agli Invalsi: un sistema ormai statico, radicato in una riforma ormai secolare. La migrazione universitaria dal Sud al Nord è sintomo di un sistema pubblico che ormai non garantisce più una formazione uguale in tutta Italia: l’85% dei giovani italiani del Sud dichiarano di non aver problemi a trasferirsi verso atenei del Nord, consapevoli di trovare maggiori opportunità e conoscenze (fonte: Istituto Giuseppe Toniolo, Intesa San Paolo e Fondazione Cariplo). Una concorrenza mutilata, dunque, che trova nel valore legale del titolo di studio la mutilazione stessa. Gli atenei e le scuole, si sa, non sono tutti uguali. Nel privato importa sapere dove questa persona si è formata. Abolendo il valore legale del titolo di studio potremmo mettere in concorrenza gli istituti in modo tale da permettere alle persone di scegliere liberamente la qualità dell’istruzione che vogliono raggiungere. Pensate a quanto sia difficile laurearsi in alcuni istituti o a quanto sia più difficile diplomarsi in alcune scuole rispetto ad altre: chi ottiene il diploma o la laurea in istituti ad alta selettività con valutazioni inferiori rispetto a quelle di atenei e istituti a bassa selettività vedrà precluse, spesso, le possibilità di carriera nel pubblico impiego. L’abolizione del valore legale del titolo di studio darebbe più potere a presidi e rettori, i quali sarebbero invitati ad assumere e scegliere gli insegnanti e i professori migliori, senza criteri di anzianità o di gettoni. Un’apertura alla concorrenza porterebbe a una migliore dislocazione delle risorse, scongiurando il clientelismo: l’inefficienza non verrebbe ripagata. Oggi non è solo necessaria, è obbligatoria. L’istruzione è il modo attraverso cui viene tracciato il futuro di un Paese. Dovremmo averne più cura.   di Riccardo Varveri

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