Confesercenti calcola un possibile danno di un miliardo e mezzo se si dovesse utilizzare il Green Pass per accedere a bar, ristoranti o altri esercizi commerciali.
E i danni, ovviamente, è meglio evitarli. Ma posto che nessuno si diverte ad arrecarli, quale può essere l’alternativa?
Perché se le condizioni della pandemia dovessero aggravarsi (il cielo non voglia) sappiamo già come va a finire: si chiude.
E i danni sarebbero maggiori.
Non è un caso che in Uk, dove delle riaperture hanno fatto una bandiera governativa, già si reimpone il pass per l’ingresso nei posti più affollati, come le discoteche.
È un terreno sconosciuto: facendo tutti i possibili scongiuri, se l’inevitabile aumento dei contagi – tenuto presente che molti sono vaccinati e i non ancora coperti sono per lo più giovani – non dovesse portare a un amento dei ricoveri e dei casi gravi, allora sì sarebbe possibile allentare la presa.
Si farebbe fronte. Ma non lo sappiamo, non lo sa nessuno e non si tratta di scienziati ma di un dato che si acquisisce solo con l’esperienza. Quindi si procede passo dopo passo.
Bar e ristoranti all’aperto viaggiano già a pieno regime, leccandosi le pregresse ferite. Al chiuso le precauzioni sono ragionevoli. Auspicabili ancor prima che accettabili. Servono ad evitare rinculi.
Poi, se ci accorgeremo che le cose vanno per il meglio, pronti a toglierle.
Serve a nulla dire che si vivrebbe meglio senza, come è del tutto ovvio, se questo comporta il rischio di doverne poi adottare di più dure.
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