La felicità in un abbraccio
Negli anni segnati dal Covid gli Azzurri ci ricordano che nulla vale più di una vittoria cercata e meritata e di una gioia condivisa.
La felicità in un abbraccio
Negli anni segnati dal Covid gli Azzurri ci ricordano che nulla vale più di una vittoria cercata e meritata e di una gioia condivisa.
La felicità in un abbraccio
Negli anni segnati dal Covid gli Azzurri ci ricordano che nulla vale più di una vittoria cercata e meritata e di una gioia condivisa.
Negli anni segnati dal Covid gli Azzurri ci ricordano che nulla vale più di una vittoria cercata e meritata e di una gioia condivisa.
La ricorderemo per sempre come l’estate degli abbracci. Immagini destinate a restare.
Prima Roberto Mancini e Gianluca Vialli, in una cavalcata europea resa possibile anche grazie a un’amicizia più forte degli anni, delle vicissitudini della vita e dei conti salati che sa presentarti.
Poi, già nella leggenda, Marcell Jacobs e Gimbo Tamberi, oltre il traguardo dei 100 metri dei Giochi, in cui c’è tutta la magnifica incredulità di 20 minuti folli. I più belli della storia del nostro sport. Quando si scrive di Olimpiadi, è facile cedere alla tentazione dell’epica, lasciarsi andare ben oltre la cronaca, per quanto appassionata. In questo caso, la doppia impresa di domenica merita ogni singola iperbole che abbiamo letto o ascoltato. Un uno-due da conservare gelosamente nella nostra memoria.
Ognuno di noi, del resto, metabolizzerà la propria versione del pomeriggio d’oro dello sport italiano. È il modo in cui un’impresa sportiva si trasforma in patrimonio comune, di gioie condivise e dal sapore irripetibile.
Sono pochissime quelle che non scoloriscono, resistendo al tempo. Crescono insieme a noi e ci accompagnano per una vita intera. Sono i ricordi di future e lontane serate, passate a raccontare a chi non c’era di quanto sia stato meraviglioso anche solo aver potuto guardare e urlare. Siamo ancora immersi in un passaggio storico di incredibile delicatezza, alle prese con una pandemia che non molla e che ci ha costretto a basare la nostra quotidianità sulla distanza tra le persone (condita da una buona dose di diffidenza).
Questa splendida estate di abbracci spontanei, veri e sentiti può essere il miglior antidoto alla paura che il virus lasci tracce fin troppo indelebili. Nel cercarsi di Roberto e Gianluca, Marcell e Gianmarco, c’è tutta l’inarginabile forza della vita. Quella che nasce dalla fatica, dalle rinunce e dalla consapevolezza che hai dato tutto quello che avevi da dare. Senza sconti, innanzitutto a te stesso. Godiamoceli, ma troviamo la forza di andare oltre la pura felicità degli abbracci. Riflettiamo su quanto sacrificio e impegno serva per arrivare sin lì.
Volare come Marcell, Gimbo e Vanessa Ferrari, la donna che mette in fila le ragazzine e agguanta un argento nella ginnastica artistica che vale un’esistenza.
Per realizzare i propri sogni, non esistono scorciatoie. Non è una regola dello sport, vale per ciascuno di noi. Bisogna accettare il confronto con i più forti, credendo che nulla sia impossibile in partenza.
Come Gimbo, che aveva perso il mondo cinque anni fa e domenica l’ha ritrovato a Tokyo. Scrivendo la sua storia su un gesso, con lo stesso sorriso disarmante dei ragazzini che giocano a pallone anche con una gamba rotta.
Come Marcell, nei 100 m, la gara delle gare. Credendo in sé stesso e nella pazza idea che il successore di Usain Bolt potesse essere un ragazzone venuto da Brescia. Proprio lui che di vite, a soli 26 anni, ne ha già vissute un paio e questa è così bella da illuminare l’Olimpo.
di Diego de la Vega
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