Il Museo del Prado di Madrid e il “problema” delle didascalie
Il Museo del Prado di Madrid ha aggiornato le didascalie delle opere: eliminate le parole ritenute offensive e/o sessiste e che potrebbero urtare oggi la sensibilità delle persone
| Esteri
Il Museo del Prado di Madrid e il “problema” delle didascalie
Il Museo del Prado di Madrid ha aggiornato le didascalie delle opere: eliminate le parole ritenute offensive e/o sessiste e che potrebbero urtare oggi la sensibilità delle persone
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Il Museo del Prado di Madrid ha aggiornato le didascalie delle opere: eliminate le parole ritenute offensive e/o sessiste e che potrebbero urtare oggi la sensibilità delle persone
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Il Museo del Prado di Madrid ha aggiornato le didascalie delle opere: eliminate le parole ritenute offensive e/o sessiste e che potrebbero urtare oggi la sensibilità delle persone
Viviamo in un momento storico in cui molte persone vogliono dare un taglio netto con il passato, la cui cultura viene ritenuta offensiva. Per farlo si cerca di eliminarlo e, quando non si riesce, di modificarlo. È in un contesto del genere che si sviluppano orientamenti ‘culturali’ – come il politicamente corretto, la cancel culture, la cultura woke – che si ripercuotono nella vita reale in diversi modi: utilizzando l’asterisco alla fine delle parole, modificando parti di testi letterari e distruggendo statue di personaggi storici.
Anche l’arte finisce nel mirino di tali ideologie. Accade che il Museo del Prado di Madrid decida di revisionare le didascalie delle opere esposte, con l’obiettivo di raggiungere l’uguaglianza e la tanto agognata inclusione sociale. Vengono quindi sostituiti termini ritenuti peggiorativi e/o sessisti e che possono urtare la sensibilità. Nel mirino parole come “nano”, “nanismo” o “minorato”. E così la parola “nano” viene sostituita con “buffone di corte” (anche se nulla c’entra con l’aspetto fisico, riguardando invece il mestiere) e “nanismo” con “acondroplasia”. Fanno eccezione i titoli delle opere come quello dell’incisione di Francisco Goya “El maricón de la tía Gila” poiché dato dallo stesso artista.
Il Prado fa sapere che i vecchi titoli non sono stati del tutto eliminati: si trovano nel database come “titoli storici”. Proprio una gran bella mossa… Ma tornando a Goya, perché a questo punto non coprire la celebre “Maja desnuda”?
di Filippo Messina
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Tag: Arte
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