La schwa sbarca alla maturità
La schwa sbarca alla maturità: uno studente impegnato nella maturità, Gabriele Lodetti del liceo Plinio Seniore di Roma, ha scelto di usare la schwa nello scritto di italiano
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La schwa sbarca alla maturità: uno studente impegnato nella maturità, Gabriele Lodetti del liceo Plinio Seniore di Roma, ha scelto di usare la schwa nello scritto di italiano
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La schwa sbarca alla maturità: uno studente impegnato nella maturità, Gabriele Lodetti del liceo Plinio Seniore di Roma, ha scelto di usare la schwa nello scritto di italiano
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La schwa sbarca alla maturità: uno studente impegnato nella maturità, Gabriele Lodetti del liceo Plinio Seniore di Roma, ha scelto di usare la schwa nello scritto di italiano
Un intraprendente e intelligente studente impegnato nella maturità, Gabriele Lodetti del liceo Plinio Seniore di Roma, ha scelto di usare la schwa nello scritto di italiano – il tema, insomma – tradizionale prima prova dell’esame di Stato tenutosi la scorsa settimana.
“Un gesto di sfida”, come lo stesso ragazzo ha ammesso, non certo alla commissione d’esame della sua scuola, “bensì verso il sistema scolastico e la società tutta”. Ha scelto uno degli emblemi dell’inclusione, la schwa, il simbolo grafico caro a chi rifiuta la rigida identificazione nei due generi femminile o maschile, bandiera della comunità non-binary.
Il tema di Gabriele (traccia di attualità) è stato giudicato molto positivamente dagli esaminatori, con un punteggio di 17 su 20, che può essere paragonato più o meno a un 8. A nostro modesto avviso, la commissione ha fatto benissimo a non fermarsi alla scelta dichiaratamente “politica“ e provocatoria del ragazzo, che avrebbe potuto costare un voto basso o addirittura la prova stessa.
Va giudicato il componimento nel suo complesso (non l’abbiamo letto, non possiamo aggiungere una parola in più e ci fidiamo come ovvio del parere degli esaminatori) e le motivazioni addotte dallo studente per la sua scelta sono loro stesse in fin dei conti una prova della maturità del ragazzo.
Come altre volte, però, ci permettiamo di avanzare rispettosamente dei dubbi sull’uso di schwa e asterischi. Le grandi lotte e persino le rivoluzioni hanno bisogno anche dei simboli, ma continuiamo a registrare un’attenzione spasmodica su aspetti comunque superficiali, di costume e stile – come appunto la schwa o la declinazione al maschile o femminile delle professioni – mentre non riusciamo a scorgere la stessa passione e decisione quando si affronta la sostanza del problema. Ci accapigliamo su “assessora”, “architetta” e “ingegnera” e resta l’insostenibile divario generale fra uomini e donne nell’accesso al mondo del lavoro e in particolare a certi lavori e qualifiche e l’incredibile disparità economica che ancora oggi si registra in Italia.
Parliamo quando volete di asterischi, ma almeno altrettanto di questi che ci sembrano i temi cruciali.
Altra considerazione: brutalmente scritto, leggereste un libro infarcito di schwa e asterischi? Come reagirebbe il nostro cervello a una costruzione lessicale del genere? Il che – sia chiaro! – non ha nulla a che vedere con i personaggi non binari, che potranno essere sempre identificati nella narrazione in quanto tali con la schwa o altro come giusto e anche funzionale allo scritto.
Cancellare in toto e di colpo i generi, però, ci sembrerebbe un salto nel vuoto. Non per la grammatica, per la stessa società che si vorrebbe più evoluta.
di Fulvio Giuliani
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