“Immaginate se l’avessi fatto io”
“Immaginate se l’avessi fatto io”. Il toccante discorso dell’ex presidente americano Barack Obama, all’Hamilton College di New York del 3 aprile 2025
“Immaginate se l’avessi fatto io”
“Immaginate se l’avessi fatto io”. Il toccante discorso dell’ex presidente americano Barack Obama, all’Hamilton College di New York del 3 aprile 2025
“Immaginate se l’avessi fatto io”
“Immaginate se l’avessi fatto io”. Il toccante discorso dell’ex presidente americano Barack Obama, all’Hamilton College di New York del 3 aprile 2025
“Immaginate se l’avessi fatto io”. Il toccante discorso dell’ex presidente americano Barack Obama, all’Hamilton College di New York del 3 aprile 2025.
Quando guardo a quello che sta succedendo oggi… non credo che ciò che abbiamo appena visto in termini di politica economica e dazi sia positivo per l’America, ma quella è una questione di merito.
Mi preoccupa molto più vedere un governo federale che minaccia le università se non rivelano i nomi degli studenti che esercitano il loro diritto alla libertà di parola.
Mi preoccupa molto di più l’idea che una Casa Bianca possa dire a uno studio legale: “Se rappresentate persone che non ci piacciono, vi toglieremo tutto il nostro lavoro e vi impediremo di esercitare efficacemente.”
Immaginate se l’avessi fatto io. Immaginate se avessi tolto le credenziali alla Fox News dalla sala stampa della Casa Bianca. Immaginate se avessi punito economicamente chi dissentiva dalla riforma sanitaria o dall’accordo con l’Iran. Se avessi “individuato” studenti che protestavano contro le mie politiche.
È impensabile.
E i partiti che oggi tacciono, non avrebbero mai tollerato un comportamento del genere.
Questo è il primo discorso pubblico da un po’ di tempo. Ho osservato, ho ascoltato.
Sta a tutti noi rimettere a posto le cose. Non arriva qualcuno a salvarci.
L’ufficio più importante in questa democrazia è il cittadino che dice: “no, questo non va bene”. Penso che uno dei motivi per cui il nostro impegno verso gli ideali democratici si sia eroso è che ci siamo adagiati. È stato facile, per la maggior parte della nostra vita, dire:
“Sono progressista.”
“Sono per la giustizia sociale.”
“Sono per la libertà di espressione.”
E non pagare alcun prezzo per dirlo.
Ora, invece, siamo in uno di quei momenti in cui non basta dirsi favorevoli a qualcosa. Bisogna fare qualcosa e forse bisogna sacrificare qualcosa.
Se intimidita, l’università dovrebbe dire: “Ecco perché abbiamo questo grosso fondo di dotazione. Pagheremo i nostri ricercatori con quello, per un po’. Rimanderemo la costruzione della nuova ala del campus o della palestra di lusso, perché la libertà accademica è più importante”.
Dopo George Floyd, le persone erano tutte presenti. Tutte le aziende dicevano di tenere alla diversità, alla giustizia sociale.
E adesso? Tutti zitti.
E questo mi dice che andava bene finché era di moda, finché era comodo. E quando non lo è più, allora spariscono.
Diciamo di essere per l’uguaglianza? Siamo disposti a lottare per essa? A rischiare qualcosa? Diciamo di credere nello stato di diritto? Allora dobbiamo difenderlo quando è difficile, non solo quando è facile.
Crediamo nella libertà di parola? Allora dobbiamo difenderla anche quando chi parla dice cose che ci fanno infuriare, che sono sbagliate e offensive.
Per gli studenti universitari questo è importante.
L’idea di cancellare un oratore, di impedirgli di parlare, anche se dice cose che trovo odiose,
non è ciò che una università dovrebbe essere.
Non è ciò che l’America dovrebbe essere.
Lo lasci parlare. E poi gli spieghi perché ha torto.
Barack Obama, Hamilton College – New York, 3 aprile 2025
Di Fulvio Giuliani
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