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Yuriko Koike

Karoshi e letti vuoti: a Tokyo arriva la settimana corta per incentivare la natalità

La normativa, disposta dalla governatrice Koike, prevede una settimana lavorativa di 4 giorni. Obiettivo: aiutare le famiglie a fare figli

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Karoshi e letti vuoti: a Tokyo arriva la settimana corta per incentivare la natalità

La normativa, disposta dalla governatrice Koike, prevede una settimana lavorativa di 4 giorni. Obiettivo: aiutare le famiglie a fare figli

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Karoshi e letti vuoti: a Tokyo arriva la settimana corta per incentivare la natalità

La normativa, disposta dalla governatrice Koike, prevede una settimana lavorativa di 4 giorni. Obiettivo: aiutare le famiglie a fare figli

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La normativa, disposta dalla governatrice Koike, prevede una settimana lavorativa di 4 giorni. Obiettivo: aiutare le famiglie a fare figli

La governatrice di Tokyo, Yuriko Koike (71 anni), ha disposto una normativa che prevede una settimana lavorativa di quattro giorni, con l’obiettivo di aiutare le famiglie per incrementare i tassi di natalità in Giappone. La capitale, infatti, ha registrato un tasso di fertilità totale, ovvero il numero medio di figli nati da una donna nel corso della sua vita, pari a 0,99 nel 2023 ed è la prima tra le 47 prefetture del Giappone a registrare un tasso inferiore a 1. Secondo la nuova normativa, a partire da aprile 2025 i dipendenti pubblici potranno godere di tre giorni di ferie a settimana, a patto di accumulare un monte ore mensile di almeno 155 ore. L’obiettivo è quello di mitigare gli effetti dell’inverno demografico attuando delle politiche volte a migliorare il work-life balance (l’equilibrio tra lavoro e vita privata). Yuriko Koike ha dichiarato: “Il basso tasso di natalità è un problema nazionale. Non ha senso discuterne a livello di governo locale (…) Se eliminiamo le preoccupazioni per il futuro, le persone non dovranno rinunciare al sogno di sposarsi”.

Dieci anni fa in Giappone si registravano più di un milione di nascite l’anno, lo scorso anno invece sono state registrate solo 727.277 nascite, si tratta dell’ottavo anno consecutivo di declino. Di conseguenza il Governo ha implementato nuovi incentivi e sussidi per incoraggiare le giovani coppie ad avere figli. Ciononostante, il tasso di natalità in Giappone continua a scendere con le previsioni per il 2024 al di sotto della soglia dei 700.000 nuovi nati. Per il Sol Levante la diminuzione delle nascite rappresenta un problema serio in quanto la popolazione sta invecchiando rapidamente e le politiche migratorie molto restrittive limitano significativamente l’afflusso di nuova forza lavoro. Questo potrebbe minare la crescita economica del paese impattando negativamente sulla sostenibilità dei sistemi pensionistici e sanitari. Le motivazioni dietro a questa tendenza sono le più disparate e in questo i giapponesi stanno vivendo una condizione simile alla nostra. L’incertezza per il futuro, le crisi economiche e il conseguente aumento del costo della vita e dell’educazione costituiscono le motivazioni principali che scoraggiano le coppie dall’avere figli.

Diversamente dal nostro paese, però, la cultura lavorativa giapponese è molto caratteristica e pone una forte enfasi sulla produttività con settimane lavorative di 60 ore. Inoltre, a causa dell’inflazione la pensione non basta più a coprire le spese e i tassi di occupazione degli over 65 sono tra i più alti del mondo, chi può “lavora per tutta la vita”. Questa malsana “etica del lavoro” spesso conduce a situazioni estreme, non sono rari i casi di morte per infarto, ictus o suicidio causate da affaticamento o stress. Il fenomeno è noto come “karoshi” e significa letteralmente morte da superlavoro: lo scorso anno ci sono stati quasi 3 mila suicidi. Un recente sondaggio governativo ha rilevato che circa un lavoratore giapponese su 10 fa più di 80 ore di straordinario al mese, mentre uno su cinque sarebbe a rischio di karoshi. In questo contesto le donne affrontano un dilemma che le pone nella condizione di dover scegliere tra la carriera e la famiglia in quanto il connubio tra le due cose risulta particolarmente rischioso per la salute. Girando per le strade di Tokyo, a causa dei ritmi di lavoro sfiancanti, non è raro incappare in persone vestite di tutto punto che dormono nei vagoni della metropolitana, sulle panchine, per terra o addirittura in piedi. Il popolo nipponico ha un rapporto con il sonno diverso da noi occidentali e per loro addormentarsi in pubblico o sul posto di lavoro è motivo di orgoglio. L’atto di “dormire in pubblico” prende il nome di inemuri e indica un alto livello di impegno nel lavoro, che porta le persone a sentirsi stanche e a riposare quando possono. Questo sottolinea la dedizione del singolo verso il proprio lavoro, ma è anche causa di apatia sessuale, più del 20% delle coppie sposate non fa sesso a causa della “stanchezza da lavoro” e il mancato riposo diminuisce drasticamente la fecondità e la fertilità dei giapponesi.

Di Angelo Annese

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