La Romania dopo il voto. E dopo gli svarioni di casa nostra
La vittoria di Niçusor Dan alle elezioni presidenziali chiude (almeno per il momento) la crisi politica in Romania. E Meloni – che ha sostenuto attivamente la candidatura dello sfidante George Simion – paga le conseguenze della scommessa fallita
La Romania dopo il voto. E dopo gli svarioni di casa nostra
La vittoria di Niçusor Dan alle elezioni presidenziali chiude (almeno per il momento) la crisi politica in Romania. E Meloni – che ha sostenuto attivamente la candidatura dello sfidante George Simion – paga le conseguenze della scommessa fallita
La Romania dopo il voto. E dopo gli svarioni di casa nostra
La vittoria di Niçusor Dan alle elezioni presidenziali chiude (almeno per il momento) la crisi politica in Romania. E Meloni – che ha sostenuto attivamente la candidatura dello sfidante George Simion – paga le conseguenze della scommessa fallita
La vittoria di Niçusor Dan alle elezioni presidenziali chiude (almeno per il momento) la crisi politica in Romania. Con oltre il 53% dei voti l’ex sindaco di Bucarest ha battuto il candidato dell’ultradestra George Simion, dato per favorito fino al momento dello scrutinio. Sono molti gli elementi che hanno reso questo appuntamento elettorale degno di interesse per la stampa internazionale. Dall’ombra delle elezioni annullate dello scorso novembre – durante le quali una massiccia campagna russa ha favorito il candidato semisconosciuto Călin Georgescu – alle dichiarazioni dell’aspirante presidente Simion. Euroscettico e trumpiano radicale.
Com’è facile immaginare, l’enorme attenzione mediatica ha prodotto una serie di analisi semplicistiche se non totalmente campate in aria. È per questo che adesso diventa necessario capire cos’è accaduto e cosa potrebbe accadere in Romania.
Ma innanzitutto comprendere chi sia realmente il nuovo presidente. Niçusor Dan è stato il vero outsider di queste elezioni. Attivista della società civile prima ancora che sindaco, si è dimostrato fino all’ultimo geloso della sua indipendenza politica. In molti, sia in Romania che in Europa, hanno tentato di appropriarsene ideologicamente trascurando deliberatamente la sua storia e la sua agenda governativa. Dan non è un socialdemocratico. È un moderato tendente a destra – la sua candidatura a Bucarest è stata supportata dal cartello dell’Alleanza per le Destre Unite – profondamente europeista. Ma non incasellabile nell’area progressista. Non è un caso, infatti, che tra i partiti di governo soltanto il Partito nazionale liberale si sia espresso esplicitamente a suo favore nella settimana del ballottaggio.
Certe specifiche politiche riescono a spiegare l’esito delle elezioni e, in particolare, il vantaggio e la successiva disfatta di George Simion. Il leader dell’Alleanza per l’Unione dei Romeni ha raccolto il testimone di Călin Georgescu (inizialmente suo rivale, poi strumentalmente reclutato per accaparrarsi il voto di protesta) ma le sue possibilità di vittoria erano estremamente legate ai feudi del centrosinistra: stando alle intenzioni pre-voto, non pochi sostenitori del Partito socialdemocratico erano disposti a votare Simion in segno di protesta contro l’attuale esecutivo.
Al successo effettivo di quest’ultimo (che ha comunque triplicato i propri consensi rispetto alle precedenti elezioni) è legata anche la questione più controversa di questo voto e cioè il ruolo della Russia. No, a differenza di quanto è stato scritto Simion non è un filorusso, almeno nell’accezione data dai nostri giornali. Simion è tanto avverso alla Russia quanto lo è all’Ucraina: una posizione spiegabile solo e unicamente in base al contesto rumeno; la Russia è una minaccia anche per l’ultradestra, ma Kyiv è comunque un Paese che ostacola i sogni irredentisti del suo capo. Simion rivendica infatti i territori ucraini di confine, sostenendo che siano rumeni. Per questo, pur non essendo una loro diretta emanazione, i russi hanno guardato molto favorevolmente a una sua possibile vittoria.
Non soltanto loro, a dirla tutta. Data la sua militanza nell’eurogruppo dei Conservatori, Giorgia Meloni ha sostenuto attivamente la candidatura di George Simion e adesso paga le conseguenze della scommessa fallita. Ma c’è altro. Questo caso è l’ennesima dimostrazione della fallimentare strategia estera di Fratelli d’Italia: sostenendo soltanto per ragioni di appartenenza un candidato problematico, il governo italiano adesso rischia di compromettere i rapporti con il presidente (tendente a destra) della Romania. Dalle relazioni con l’Italia alla futura risposta all’ancora presente minaccia russa, i prossimi mesi saranno cruciali per capire la traiettoria che intraprenderà Niçusor Dan.
di Antonio Pellegrino
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche