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Una generazione “In TRAPpola”, parla Livia Zancaner, giornalista di Radio 24

Si sente spesso dire che “una parola non ha mai ucciso nessuno” ma poi i fatti di cronaca raccontano episodi di (cyber)bullismo e femminicidi, in particolare fra i più giovani. Le parole di Livia Zancaner, giornalista di Radio 24 e co-autrice del libro “In TRAPpola”

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Si sente spesso dire che “una parola non ha mai ucciso nessuno” ma poi i fatti di cronaca raccontano episodi di (cyber)bullismo e femminicidi, in particolare fra i più giovani. Adolescenti che oggi fanno parte di una generazione “in TRAPpola”, come titola il libro scritto da Livia Zancaner, Chiara Di Cristofaro e Simona Rossitto. «Ci occupiamo da anni di violenza contro le donne e i minori. Abbiamo notato un incremento delle notizie di cronaca riguardanti violenze subite da vittime minorenni e compiute da coetanei. Ci siamo chieste il perché ciò accade e abbiamo iniziato ad analizzarne le cause». È quanto ci spiega Livia Zancaner, giornalista di Radio 24 e firma del blog “Alley Oop” (entrambi facenti parte de “Il Sole 24 Ore”).

«Oltre a essere in contatto con forze dell’ordine, psicologi e centri antiviolenza, abbiamo fatto un’inchiesta fra gli studenti» dichiara Zancaner. «Le nuove generazioni, che in apparenza sembrano essere molto avanti, in realtà vivono “in una trappola”. Hanno tante informazioni, parlano di tematiche relative a violenza e parità di genere, distinguono un linguaggio inclusivo da uno violento, sanno cosa sono il femminicidio, il controllo e il possesso» ci dice la giornalista di Radio 24, che prosegue: «Però poi, nella pratica, hanno poca consapevolezza. Non possiamo generalizzare ma è una cosa che abbiamo notato. Questa “trappola” mostra la differenza che c’è fra le nozioni e la consapevolezza».

Un esempio è l’utilizzo dell’online da parte dei giovani. Luogo in cui si compiono azioni che poi si rivelano essere pericolose e dove si pensa che il controllo sia “fatto per amore”: «Virtuale e reale si confondono – afferma Zancaner – Abbiamo notato che gli adolescenti nelle relazioni di coppia condividono fra loro le password di social e smartphone e usano la geolocalizzazione. Inoltre, si scambiano i video intimi non ritenendo ciò un pericolo o magari scoprendolo dopo. Da un controllo virtuale si può passare a uno reale». «Sentiamo spesso dire – ricorda – che “il mio ragazzo non mi fa uscire con le amiche perché mi ama troppo”. Ma questo è amore o controllo?». Nei casi più tragici, si arriva fino al femminicidio.

Famiglia e scuola hanno un ruolo centrale per gli adolescenti. A partire dal linguaggio: «Se in famiglia un bambino sente frasi come “Non fare la femminuccia” o “Ma quanto è gay”, crescendo, quei termini diventano “normali” e vengono replicati perché divengono parte della quotidianità».

Le parole sono importanti e pesano come macigni. Anche nel panorama musicale vale questo discorso. Non a caso il titolo del libro di Zancaner, Di Cristofaro e Rossitto riprende il nome del genere trap, il più in voga oggi fra i giovani. «La musica trap ha diverse sfaccettature ed è oggetto di polemiche» afferma. Ma la trap è l’origine di tutti i mali? «Qualcuno ha invocato la censura e si è mosso il movimento dei genitori – ricorda Zancaner – Questo genere utilizza un linguaggio spesso violento, sessista e pieno di stereotipi e molti cantanti dicono che è un’espressione artistica».

Anche in situazioni come questa entrano in gioco gli adulti: «Se ascolto una canzone con un determinato testo con un giovane posso spiegare chi è l’artista e perché ha usato quelle parole. Posso dire che il cantante ha vissuto ciò di cui parla o che quel linguaggio viene usato solo per piacere, perché funziona».

«I giovani – conclude Livia Zancaner – devono avere intorno una rete composta da famiglia e scuola perché dove non arriva uno arriva l’altro. Ora questi ragazzi sono soli e spesso si chiudono». Rimanendo “in TRAPpola”.

di Filippo Messina

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