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Cinecittà

Roma e Milano, sfida all’ultimo ciak

Il nuovo piano industriale finanziato dal Pnrr punta a trasformare Cinecittà nella “Hollywood Europea” ma c’è un’altra antagonista, ben più vicina, che Roma deve contrastare: Milano.
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Roma e Milano, sfida all’ultimo ciak

Il nuovo piano industriale finanziato dal Pnrr punta a trasformare Cinecittà nella “Hollywood Europea” ma c’è un’altra antagonista, ben più vicina, che Roma deve contrastare: Milano.
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Roma e Milano, sfida all’ultimo ciak

Il nuovo piano industriale finanziato dal Pnrr punta a trasformare Cinecittà nella “Hollywood Europea” ma c’è un’altra antagonista, ben più vicina, che Roma deve contrastare: Milano.
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Il nuovo piano industriale finanziato dal Pnrr punta a trasformare Cinecittà nella “Hollywood Europea” ma c’è un’altra antagonista, ben più vicina, che Roma deve contrastare: Milano.
Il regista Federico Fellini, in occasione dell’uscita del suo film “Roma” nel 1972, descrisse Cinecittà come la sua casa, un “Paese dei balocchi dove immaginazione e creatività possono esprimersi completamente”. Nell’immaginario collettivo Cinecittà resta ancora la casa del cinema e della televisione italiana, un luogo dove tutte le idee prendono forma, quelle di ieri e quelle di domani. E proprio sul domani si sono concentrati gli sforzi del piano industriale 2022-2026 presentato dall’Amministratore delegato Nicola Meccanico: un investimento di 195 milioni di euro, con previsioni di crescita di circa 700 mila euro soltanto nel 2022 per costruire quella che il ministro della Cultura Dario Franceschini ha definito “la Hollywood europea”. «Questa sfida può essere vinta. C’è un contesto di mercato favorevole, con richieste importanti di prodotto audiovisivo. E Cinecittà può giocare la sua partita da protagonista con la sua capacità di tenere all’interno tutte le fasi di realizzazione e sviluppo delle produzioni», ha sottolineato Meccanico. Il piano sembra costruito per far funzionare ogni singolo centesimo dei complessivi 195,4 milioni interamente coperti da contributi relativi al Pnrr. In cantiere 10 nuovi teatri di posa (un ampliamento di circa 12mila metri quadrati) e la ricostruzione e ampliamento di altri 5 teatri esistenti, tra cui il set di Roma con un nuovo teatro Romano. Per restare al passo coi tempi è prevista anche l’apertura di 2 teatri virtuali e annessi servizi tecnologici come una piscina per riprese subacquee e uno studio con green screen a 360 gradi. La sfida, però, sembra trovare terreno proprio nel contesto italiano, nello specifico in una città che per molti ha soppiantato Roma in diversi contesti economici. Si, stiamo parlando di Milano. La città meneghina sta diventando sempre più richiesta nel vasto settore dell’audiovisivo: nel 2021 sono 505 le domande di allestimento di set per cinema, spot e serie tv con un aumento dell’88% rispetto all’anno precedente. Si moltiplicano poi, di anno in anno, anche gli studi Mediaset e Rai in città. Tra le pellicole ambientate in location milanesi ricordiamo il già acclamatissimo film “House of Gucci”, con Lady Gaga e Adam Driver del regista Ridley Scott ma anche gli italianissimi “Carla”, pellicola dedicata a Carla Fracci interpretata da Alessandra Mastronardi, “Napoleone. Nel nome dell’arte” girato tra le mura del Castello Sforzesco e la serie tv di successo “L’amica geniale” tratta dai romanzi di Elena Ferrante. Insomma, Milano gioca la carta della modernità e della freschezza puntando ad espandersi verso nuove fette di mercato come quelle del cinema e della televisione un tempo dominate da “mamma Roma”. Viene spontaneo chiedersi quanto sia legittimo investire il 100% degli investimenti statali verso il servizio pubblico rappresentato da Cinecittà e Rai mentre altre realtà, sparse sul territorio ma particolarmente attive nella città di Milano, godano di ottima salute nutrendosi quasi esclusivamente di investimenti privati. A rispondere alla domanda sarà senza dubbio la qualità dei prodotti audio video che verranno lanciati nei prossimi anni. Che la sfida tutta italiana abbia inizio: a noi spettatori non resta che guardare.   di Raffaela Mercurio

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