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Riccardo Petrillo

Comunicare e cambiare il mondo: l’esempio di Tadow Agency

Per la rubrica “Parola ai comunicatori” oggi parliamo di Tadow Agency, agenzia creativa per l’impatto sociale con il founder Riccardo Petrillo
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Comunicare e cambiare il mondo: l’esempio di Tadow Agency

Per la rubrica “Parola ai comunicatori” oggi parliamo di Tadow Agency, agenzia creativa per l’impatto sociale con il founder Riccardo Petrillo
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Comunicare e cambiare il mondo: l’esempio di Tadow Agency

Per la rubrica “Parola ai comunicatori” oggi parliamo di Tadow Agency, agenzia creativa per l’impatto sociale con il founder Riccardo Petrillo
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Per la rubrica “Parola ai comunicatori” oggi parliamo di Tadow Agency, agenzia creativa per l’impatto sociale con il founder Riccardo Petrillo
Tadow è una sfida, un modo di intendere la vita ancor prima del lavoro. Si definisce “un’agenzia creativa per l’impatto sociale” proponendosi obiettivi chiari, diretti, encomiabili: progettare una comunicazione di altissimo valore sociale per brand che vogliono avere un impatto positivo sulle persone e sul pianeta. Ne abbiamo parlato con Riccardo Petrillo, founder dell’agenzia insieme a Giulio Scarano. Quando nasce Tadow Agency e con quali obiettivi? L’agenzia nasce con me (Riccardo Petrillo) e Giulio Scarano dopo un’attenta riflessione sul nostro lavoro e un desiderio di cambiare le cose. Per anni abbiamo lavorato entrambi nel campo della comunicazione, io come regista e lui come attore, ed entrambi abbiamo sentito l’esigenza di staccarci da quelli che erano i valori perseguiti nelle campagne di advertising che seguivamo, valori in cui non ci identifichiamo e rendevano il lavoro pesante e privo di significato. Per far nascere l’identità della nostra agenzia è stato fondamentale l’inserimento di Marco Da Rè per l’aspetto strategico e di Cecilia Saba come esperta di sostenibilità. Per noi tutti, i temi ambientali e sociali erano e sono prioritari e il duro lavoro era cercare di renderli appetibili anche per i potenziali clienti. Da questo momento ci siamo impegnati per cambiare invertire le regole classiche della comunicazione, pensando e progettando un’agenzia diversa dalle altre. Sul vostro sito vi definite infatti “agenzia creativa per l’impatto sociale” Esattamente, noi siamo convinti che per poter effettivamente portare cambiamenti reali nella società ci sia bisogno di azioni concrete e per farlo bisogna partire da realtà che si impegnano tutti i giorni per portare valore. Il nostro lavoro parte sempre dalla ricerca di associazioni, ong o realtà virtuose, con l’obiettivo di portare brand allineati nei valori a progettare insieme campagne di comunicazione che portino risultati concreti e mai astratti. Un esempio riguarda la guerra in Ucraina: abbiamo unito un nostro cliente ad un’Associazione che si stava occupando di portare in Ucraina beni di prima necessità. Abbiamo raccontato qualcosa di concreto con risultati misurabili e le persone lo hanno enormemente apprezzato. Un approccio metodologico così diverso che reazione ha avuto dalle aziende? Le aziende con cui entriamo in contatto si muovono quasi sempre in punta di piedi. Tutto il nostro impegno è dedicato a far capire quanto azioni e campagne sociali non hanno un impatto positivo solo sul pianeta ma anche in termini di efficacia economica, perché aiutano nel posizionamento e ispirano fiducia. L’impatto sulle persone è incredibile. La comunicazione classica in questi temi è sempre stata negativa ed allarmistica, effettivamente funzionante ma soprattutto con una determinata fascia di pubblico. Da oltre un anno, con Fondazione Telethon, abbiamo invece cercato di ribaltare il tone of voice e raggiungere un pubblico più vasto. Una vera e propria sfida cambiare le regole della sempre più diffusa pornografia del dolore ma i risultati sono stati e sono tuttora eccezionali ed è quello che ci convince ogni giorno del fatto che stiamo percorrendo la strada giusta Un’altra caratteristica spicca in Tadow, ben sottolineata da voi in primis: l’utilizzo di un linguaggio contemporaneo. Cosa s’intende? Un linguaggio sicuramente diretto, legato in qualche modo alla velocità delle informazioni che viaggiano nel mondo digitale e apprezzato dai nativi digitali, appunto. Il messaggio non è edulcorato, il linguaggio non è arcaico ma confezionato in una dimensione realistica, in cui non si è superiori rispetto a un altro ma tutti “sulla stessa barca” con le nostre molteplici sfumature.  Per voi un ambiente di lavoro sano è una priorità, è così? In Tadow le persone sono al centro. Siamo particolarmente sensibili alla tematica del lavoro contemporaneo. Abbiamo proprio cercato di creare un ecosistema dove la tranquillità e l’importanza del proprio tempo siano al primo posto e per fare questo abbiamo deciso di restare una boutique, incanalando le nostre energie verso pochi clienti che rispettano davvero i valori che intendiamo diffondere, senza crescere a tutti i costi in termini quantitativi a discapito della qualità. A volte penso che il non accettare alcuni lavori sia stata la cosa migliore che potessimo fare. Quali sono gli aspetti che dovremmo sempre più considerare nella comunicazione del domani? L’analisi e lo studio resteranno dei pilastri. Fermarsi a riflettere sul modo in cui si comunica, sulla scelta delle parole e dei valori da perseguire saranno un mantra per tutte le agenzie, in primis per noi che li abbiamo resi dei cardini nel nostro lavoro. Gli algoritmi cambiano molto velocemente, le piattaforme mutano e non è sempre immediato il modo giusto di rapportarsi a loro e riconoscerli, per questo la fase di ricerca e test delle proprie azioni è fondamentale. Altro elemento da tenere in considerazione è l’attenzione media, sempre più bassa. C’è poco tempo per veicolare un messaggio che diventa sempre meno ragionato e sempre più immediato. Il nostro obiettivo è non banalizzarlo, trovando la chiave giusta per incuriosire e fidelizzare. Infine, le nuove tecnologie. Sono convinto che avranno un grossissimo impatto che ad oggi è solo percepibile. Le AI sono strumenti interessanti, stimolano la creatività seppur con i loro pro e contro, ma sento che stiamo assistendo al futuro e seppur con prudenza, bisogna andargli in contro. di Raffaela Mercurio  

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