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Vinile: vera rinascita o solo questione di moda?

Lo davano per spacciato e invece il vinile sta vivendo una vera e propria nuova giovinezza. Ma tra luci e ombre: quanto c’è di vero?
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Vinile: vera rinascita o solo questione di moda?

Lo davano per spacciato e invece il vinile sta vivendo una vera e propria nuova giovinezza. Ma tra luci e ombre: quanto c’è di vero?
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Vinile: vera rinascita o solo questione di moda?

Lo davano per spacciato e invece il vinile sta vivendo una vera e propria nuova giovinezza. Ma tra luci e ombre: quanto c’è di vero?
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Lo davano per spacciato e invece il vinile sta vivendo una vera e propria nuova giovinezza. Ma tra luci e ombre: quanto c’è di vero?
“Io sono ancora qua, eh già” cantava Vasco solo qualche anno fa. Ma potrebbero tranquillamente essere anche le parole di uno storico supporto per l’ascolto della musica che, dato per spacciato, sembrava esser destinato all’estinzione e che invece sta vivendo una vera e propria seconda giovinezza: il vinile. Dati Fimi alla mano, nel primo trimestre del 2021 per la prima volta da trent’anni il disco a 33 giri in Italia ha venduto più del cd, con un utile di 4,7 mln di euro contro 4,4 mln. E pensare che solo nel ’93 era addirittura uscito di produzione… Se il risultato è sorprendente, il fatto che il vinile abbia ripreso piede non è di certo una novità, almeno per chiunque negli ultimi anni sia entrato in una libreria o in un grande negozio di elettronica per vedere coi propri occhi l’inversione di tendenza: interi scaffali di vinili là dove un tempo c’erano i cd. Ma come sempre, non è tutto oro quel che luccica. Complice la moda, il mercato si è subito fatto trovare pronto, anche troppo. Ed ecco arrivare decine e decine di remastered di classici intramontabili, perfette allo scopo di avvicinare a quei capolavori nuove generazioni o nuovi sperimentatori, ma troppo spesso dalla qualità discutibile e dal prezzo esagerato. Per non parlare dell’assurda idea di vendere in formato vinile giovani artisti (o pseudo tali) la cui produzione sommata raggiunge se va bene l’ora e mezza: musica concepita per un’altra fruizione, per un pubblico che ascolta su altri lidi. Risultato? Gli scaffali delle offerte ne traboccano, pronti alla smentita. E per strizzare l’occhio a collezionisti incalliti, ecco arrivare dieci versioni di altrettanti colori diversi.

Un rito ritrovato, con le sue regole

Il disco in vinile necessita di un momento dedicato, si sa: il rito del disco sul piatto, la puntina e l’attesa. E ben venga un ritorno ad un ascolto vero e proprio, alla fruizione del messaggio, ascoltare e non sentire. Tuttavia, per poterne godere a pieno, anche solo decentemente, serve avere un buon giradischi e un impianto decente. Almeno che non sia per avvicinarvisi, quindi, meglio evitare quelle ridicole valigette di pessima qualità con casse integrate che, oltre a gracchiare allegramente e distorcere, sono una mera copia di quelle che si vendevano un tempo. A ciò si aggiunga il fatto che la teoria secondo cui la qualità della musica in vinile sia superiore al CD è una vera e propria leggenda: solo con un impianto di un certo tipo e con delle conoscenze in merito si può personalizzare a tal punto l’ascolto da rendere l’esperienza senza eguali.

E i negozi di dischi?

Numeri alla mano, si potrebbe pensare quindi ad una ripresa anche per i negozi di dischi che da tempo navigavano in acque tempestose. Purtroppo, non è del tutto così. Da qualche tempo il colosso Amazon si è lanciato a pieno in questo settore, a prezzi spesso non sostenibili per delle piccole realtà, andando sempre di più verso un vero e proprio monopolio. Per non parlare della disponibilità enorme di titoli sullo store che un commerciante ci metterebbe giorni a recuperare. E se una parte del rito è la scelta del disco, tenerlo tra le mani mentre si passano i vari titoli, mentre si scopre quello che non si conosceva o che non si era visto prima, allora senza dubbio meglio camminare tra le corsie di un negozio o tra le bancarelle di un mercatino. di Federico Arduini

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