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San Siro non è per tutti

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A San Siro non possono suonare tutti. Resta un punto di arrivo e il palcoscenico ideale di un certo tipo di musica

San Siro

San Siro non è per tutti

A San Siro non possono suonare tutti. Resta un punto di arrivo e il palcoscenico ideale di un certo tipo di musica

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San Siro non è per tutti

A San Siro non possono suonare tutti. Resta un punto di arrivo e il palcoscenico ideale di un certo tipo di musica

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A San Siro non possono suonare tutti.

Capiamo possa risultare disturbante, ma abbiamo seguito le recenti polemiche legate ai presunti Sold Out “drogati” di Milano. Non aggiungeremo una parola sul meccanismo vagamente infernale messo in piedi sulla pelle di artisti ancora immaturi.

Ecco, vorremmo concentrarci sull’elefante nella stanza: San Siro resta un punto di arrivo e il palcoscenico ideale di un certo tipo di musica. Poi ci puoi fare anche la discoteca, che ha il pregio di non aspirare a nulla di diverso. Per il resto, non è un luogo per tutti, per qualsiasi tipo di musica, ancor meno per artisti in via di formazione.

È vero che ormai la storia annoia e la tradizione ha il retrogusto della polvere ma… che ci volete fare: l’epopea musicale di San Siro nasce con Bob Marley il 27 giugno 1980. Bob Marley.

Il primo italiano a riuscire nell’impresa, un mese più tardi, fu Edoardo Bennato. È indiscutibile, però, che le stimmate di luogo di culto della musica internazionale compaiono con quell’incredibile concerto del profeta del reggae e tutta la mitologia che ancora oggi l’avvolge. Come certe nuvole di quel lontano pomeriggio…

Sarà poi Bruce Springsteen il 22 giugno del 1985 ad abbattere la barriera del suono. In senso letterale. Un concerto sublime e selvaggio, forse mai più visto. Segnò i più di 80mila accorsi in un San Siro ancora scoperto e senza terzo anello e fulminò la E Street Band. Nel docufilm registrato in piena pandemia per “Letter To You” si apre con un brindisi del sodale di una vita di Bruce, Steve Van Zandt (“Little Steven”), “A un nuovo concerto a San Siro”.

Il luogo delle emozioni, “Il muro di umanità che ti viene addosso e ti scarica emozioni come nessun altro”, musica e parole di Springsteen.

È stato il teatro di serate memorabili dei nostri due più importanti rocker, Vasco Rossi e Ligabue. Gli U2 stabilirono un record di presenze per un concerto in epoca ‘moderna’ e capienze ormai ridotte, con la trovata del palco circolare al centro del terreno di gioco. L’ultima apparizione italiana dei Rolling Stones, con un Mick Jagger quasi ottuagenario baciato dalla grazia divina del rock, è del 21 giugno 2022. Poi i Coldplay e potremmo andare avanti a lungo, ma scorrendo il cartellone dell’attuale stagione si trovano nomi che con il dovuto rispetto non hanno nulla a che fare con la storia della musica.

E i paragoni nel calcio, al Meazza, sono inevitabili: i cantanti non sfuggono alla regola.

La realtà è fatta anche di talenti, qualità, volontà ed esperienze diverse fra loro. Di diversi step di crescita, spalle più o meno larghe, carisma che (come il leggendario ‘amalgama’ del presidente del Catania Massimino) non si compra. O ce l’hai o…

I luoghi storici hanno una loro fisicità, un loro respiro, ti investono con un peso che può schiacciare.

Bruce Springsteen l’ho visto e ascoltato in tanti luoghi diversi e so che a San Siro è stato, è e sarà sempre tutta un’altra storia. Non una storia per tutti.

di Fulvio Giuliani

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