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Generazione Z e le manifestazioni virtuali

Dalle piazze reali ai mondi virtuali delle piattaforme di gaming, la Generazione Z ha trovato un nuovo palcoscenico per manifestare
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Generazione Z e le manifestazioni virtuali

Dalle piazze reali ai mondi virtuali delle piattaforme di gaming, la Generazione Z ha trovato un nuovo palcoscenico per manifestare
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Generazione Z e le manifestazioni virtuali

Dalle piazze reali ai mondi virtuali delle piattaforme di gaming, la Generazione Z ha trovato un nuovo palcoscenico per manifestare
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Dalle piazze reali ai mondi virtuali delle piattaforme di gaming, la Generazione Z ha trovato un nuovo palcoscenico per manifestare

Dalle piazze reali ai mondi virtuali delle piattaforme di gaming, la Generazione Z ha trovato un nuovo palcoscenico dal quale esprimere la propria voglia di attivismo e politica. Unity, Unreal Engine, GameMaker, Minecraft, ma soprattutto Roblox, sono i luoghi in cui va in scena la protesta dei più giovani: da Black Lives Matter durante la pandemia alle proteste contro l’assenza di politiche globali a contrasto del cambiamento climatico, fino alle manifestazioni pacifiste.

Recentemente Roblox – una piattaforma di gioco online che consente agli utenti di creare e partecipare a giochi generati dalla community virtuale con 70 milioni di utenti attivi giornalieri – è stato lo scenario di manifestazioni virtuali sul conflitto israelo-palestinese promosse da un gruppo di giovani attivisti che hanno preferito la piazza digitale a quella fisica, arrivando a milioni di visualizzazioni. La possibilità che le piattaforme di gaming offrono ai giovani utenti di proporre scenari creati dalla community virtuale, la quasi totale assenza di censura sui contenuti politici e sociali e l’immediata interazione, hanno reso gli ambienti del gaming il luogo ideale per prendere posizione sui temi che stanno più a cuore alla “Gen Z”. «Ma la distinzione fra reale o digitale non ha più molto senso, si tratta di un mix ormai quasi inestricabile» spiega Mauro Ferraresi, professore associato del Dipartimento di Comunicazione, arti e media dell’Università Iulm di Milano. «La scelta dei più giovani di manifestare il proprio attivismo nel mondo virtuale per eccellenza, quello dei videogame, è un fenomeno della contemporaneità. Il mondo del gaming e dell’entertainment è una delle quattro macroaree che catturano quotidianamente il nostro tempo, insieme con la conoscenza, i social media e l’e-commerce. Sarebbe strano se questi spazi – sempre più ampi e invasivi nel nostro quotidiano – rimanessero fuori dalle contingenze legate alla politica e alla partecipazione» aggiunge Ferraresi.

Dalla semplice discesa in piazza contro quello che colpisce, indigna e coinvolge, alla manifestazione in una piazza digitale che, a differenza di quella fisica, ha la certezza di trovare sempre la propria audience. Continua Ferraresi: «Era già accaduto che le manifestazioni venissero realizzate in via phygital, cioè in una commistione fra fisico e virtuale, ma adesso grazie al gaming c’è un passaggio ulteriore: le proteste si possono organizzare rimanendo in Rete, perché c’è la consapevolezza che esiste un pubblico interessato e che presumibilmente parteciperà, visto che passiamo almeno sei ore al giorno in media navigando su dispositivi elettronici. Dunque questo pubblico può essere portato a riflettere sui temi controversi».

di Valentina Monarco

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