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periferia di reggio emilia

Reggio Emilia e Modena: quando la periferia arriva in centro

Anche a Reggio Emilia e Modena il caos delle periferie è arrivato ai confini del centro con violenza, furti e spaccio. A preoccupare è soprattutto la situazione dei giovanissimi: ne parliamo in questa quarta puntata della rubrica dedicata alle periferie d’Italia.

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Reggio Emilia e Modena: quando la periferia arriva in centro

Anche a Reggio Emilia e Modena il caos delle periferie è arrivato ai confini del centro con violenza, furti e spaccio. A preoccupare è soprattutto la situazione dei giovanissimi: ne parliamo in questa quarta puntata della rubrica dedicata alle periferie d’Italia.

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Reggio Emilia e Modena: quando la periferia arriva in centro

Anche a Reggio Emilia e Modena il caos delle periferie è arrivato ai confini del centro con violenza, furti e spaccio. A preoccupare è soprattutto la situazione dei giovanissimi: ne parliamo in questa quarta puntata della rubrica dedicata alle periferie d’Italia.

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Anche a Reggio Emilia e Modena il caos delle periferie è arrivato ai confini del centro con violenza, furti e spaccio. A preoccupare è soprattutto la situazione dei giovanissimi: ne parliamo in questa quarta puntata della rubrica dedicata alle periferie d’Italia.

Dici Reggio Emilia o Modena e ti vengono in mente molte cose, ma nessuna di queste ha a che fare con il degrado e la violenza. Pensi alla quiete, al buon cibo, a quelle città che non sono metropoli e che nell’immaginario collettivo sono un po’ delle isole felici. Solo che non è più solo così. Perché anche qui il vento è cambiato. O forse, semplicemente, quello che in periferia succedeva da sempre è arrivato a lambire il centro. Dagli enormi casermoni popolari della Canalina fino al cuore di Reggio.

Sono soprattutto i giovanissimi a preoccupare: si sfidano per strada e sfidano le forze dell’ordine, rubano, spacciano. E aggrediscono coetanei e anziani. Sono bambini, alcuni hanno appena dodici anni e a chi prova a fermarli rispondono con l’arroganza di chi sa che non può essere punito. È questa la loro forza e ne sono perfettamente consapevoli. Eppure li guardi e vedi che sono molto lontani dall’essere adulti, il loro ritrovo è davanti a un centro commerciale il sabato pomeriggio. Solo che ci vanno con i coltelli. Tanto da aver reso necessario un dispiegamento di carabinieri e polizia che quasi impressiona, in una città di queste dimensioni. Ma è l’unico modo per provare a spaventarli. Anche perché quando li ascolti parlare hai la percezione chiara che per loro non vi sia già più una separazione fra lecito e illecito. Ti rispondono che i criminali sono quelli che stuprano, che ammazzano. Come se rubare, spacciare, aggredire fossero mali minori.

E poi ci sono gli adulti, quelli che vendono la droga negli androni, quelli che come altrove si sentono padroni di interi quartieri. Quelli che i ragazzini guardano con insensata ammirazione. Quelli che nei loro video musicali hanno cocaina e armi. Come i ragazzi di San Siro a Milano, come quelli di Barriera a Torino.

Il parco Novi Sad è invece il ritrovo di chi da mesi terrorizza i negozianti di Modena. Si fanno chiamare “Daisan 216” e fra loro ci sono tante ragazze. Mostrano come medaglie i filmati in cui picchiano e aggrediscono; hanno una sorta di codice del silenzio per cui chi parla è fuori e merita una punizione. Le strade del centro sono diventate il loro territorio di conquista e così da mesi chi ha un negozio, chi è abituato alla tranquilla vita di una città di provincia, si ritrova catapultato in una realtà che non riconosce più. Ma che in fondo è diventata quella di tante altre città, dove la violenza sembra essere improvvisamente esplosa e dove ancora si fatica a trovare misure efficaci per provare a contenerla.

  Di Annalisa Grandi

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