Dei 24 ragazzini indagati per violenza sessuale e diffusione di materiale pedopornografico quello che colpisce subito è l’età. Dodici, quattordici, nessuno che abbia più di quindici anni. Una storia allucinante, venuta a galla perché la mamma di uno di questi adolescenti ha controllato il cellulare del figlio. Scoprendo così un party di Capodanno trasformatosi in un festino a base di droga e alcol, dove due dodicenni sarebbero state violentate.
Esistono i filmati, ci sono le chat, perché quello che è accaduto nella casa di uno dei partecipanti è stato poi condiviso con gli amici. È accaduto tutto vicino a Firenze, con protagonisti adolescenti ‘normali’. Nessun contesto di degrado, nessuna famiglia difficile. Eppure, secondo la pm della Procura dei Minori, questi ragazzini avrebbero trasformato la serata dell’ultimo dell’anno in una notte di follia e di eccessi. Compresa appunto l’ipotesi di violenza sessuale subita da due dodicenni.
A sconcertare, al di là delle responsabilità che verranno accertate, è tutto l’insieme. Poco più che bambini – vanno alle scuole medie o al massimo al primo anno delle superiori – che si sono messi d’accordo per trascorrere una serata il cui obbiettivo era uno e uno soltanto: sballarsi. Si sono organizzati per essere certi che qualcuno portasse della droga. E ovviamente hanno documentato tutto con i loro cellulari. Perché alla follia di una simile serata si aggiunge anche questa ossessione per i filmati. Come se i video fossero la ragione stessa dell’agire: si va oltre e si violano le regole soltanto per potersene vantare con gli amici o sui social. Tanto che chi indaga parla di «superficialità e indifferenza di chi assiste divertendosi, di chi riprende con soddisfazione e curiosità, di chi divulga con inconsapevolezza, banalizzando fatti che sono molto gravi».
Negli ultimi tempi abbiamo sentito diversi episodi di cronaca con protagonisti giovanissimi. È necessario interrogarsi su cosa gli adulti possano fare e su quanto evidentemente non viene fatto. Perché se è vero che l’adolescenza è un’età complicata, qui si tratta di ragazzini che ritengono che divertirsi sia imbottirsi di alcol e non solo. Non a caso, a far emergere l’accaduto è stata proprio una mamma che il cellulare del figlio ha deciso di controllarlo. A dimostrazione che i genitori possono e devono avere un ruolo attivo. E che tenere gli occhi aperti, invece di giustificare sempre, può fare la differenza.
di Annalisa Grandi
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