Arte, valorizzazione e mercato
Arte, valorizzazione e mercato
Arte, valorizzazione e mercato
In questi ultimi anni il pensiero di studiosi e di istituzioni del mondo dell’arte è sempre più spesso rivolto a come poter aumentare il flusso di visitatori nei musei. Considerate la vastità e la capillare distribuzione del patrimonio artistico di cui il Belpaese gode, è necessario adottare strategie ad hoc: non basta prendere ispirazione dai grandi player come il Louvre, che vanta il maggior numero di ingressi annuali al mondo; si tratta infatti di realtà differenti.
Un grandissimo numero di opere, per quanto preziose ma distribuite su un vasto territorio, potrebbe in un primo momento scoraggiare o disorientare i possibili fruitori, rischiando di far percepire loro il mondo artistico come elitario se non addirittura inaccessibile. Quanto evidenziato può apparire come un problema, ma rappresenta invece una grande opportunità: less is more, come già nel 1947 sosteneva l’architetto e designertedesco Ludwig Mies van der Rohe. In questo caso non si parla di razionalismo, forme e strutture ma della filosofia che ci sta dietro, dell’approccio alle cose.
Dal 2015 abbiamo una soglia dell’attenzione più bassa di quella di un pesce rosso. Per aumentare il flusso dei visitatori non bisogna mettere subito troppa carne al fuoco ma al contrario catturare l’ospite con poche opere mirate, coinvolgendolo in un percorso tematico o cronologico, raccontando di fatto una storia che potrà seguire e a cui potrà appassionarsi. Questa soluzione è particolarmente interessante dal momento che, esponendo meno opere contemporaneamente, diventa possibile realizzare più esposizioni sullo stesso tema, permettendo al visitatore di tornare più volte (aumentando così il flusso di pubblico), dandogli magari meno informazioni ma attraverso una comunicazione più efficace e meno tecnica. Riassumendo: abbassare le barriere all’entrata del mondo artistico, con un approccio modulare e più dinamico.
Un altro concetto mutuato dal marketing che potrebbe catalizzare questo approccio ai musei è la scarsità: per esempio, variando ogni quattro mesi le opere esposte gli interessati hanno soltanto quel lasso di tempo per assistere a una determinata mostra. Anche da parte dei neofiti si può così creare un’abitudine al consumo di materiale artistico, dando al contempo la possibilità di apprezzare quanto conservato in archivi e depositi museali.
In conclusione, un framework facilmente adottabile – che porterebbe benefici tanto a musei quanto agli utenti – dovrebbe puntare alla semplicità: poco ma spesso.
di Martina PatriarcaLa Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
-
Tag: Arte
Leggi anche