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Il giornalismo dell’ovvio, per tutti coloro che sono in cerca di conferme

Per essere buoni giornalisti serve informare e, a volte, anche essere impopolari. Tutto questo, però, sarebbe poco remunerativo.

Il giornalismo dell’ovvio, per tutti coloro che sono in cerca di conferme

Per essere buoni giornalisti serve informare e, a volte, anche essere impopolari. Tutto questo, però, sarebbe poco remunerativo.

Il giornalismo dell’ovvio, per tutti coloro che sono in cerca di conferme

Per essere buoni giornalisti serve informare e, a volte, anche essere impopolari. Tutto questo, però, sarebbe poco remunerativo.
Per essere buoni giornalisti serve informare e, a volte, anche essere impopolari. Tutto questo, però, sarebbe poco remunerativo.
Fare del buon giornalismo è da sempre il fine ultimo di ogni giornalista in cerca di autenticità e credibilità divulgativa. È tuttavia facile intoppare in artificiosi sistemi di retorica che, nostro malgrado, assai spesso ci rendono succubi di una politica giornalistica, ovviamente di parte, che si conforma al comune “opinionismo”, essendo noi generalmente privi di una vera e propria sensibilità all’autocritica. Ma procediamo con ordine. Sono molti coloro che cercano nella realtà dei fatti la conferma alle proprie idee, rischiando puntualmente di far coincidere l’opinione con il reale, il sentimento con la ragione. Si consideri che l’opinione è, per sua natura, inquinata da scelte puramente ideologiche e meglio distese sul piano dell’inconcludenza, poiché la suddetta opinione – per quanto rapportata al reale – non sarà mai oggettiva e imperitura. Motivo per cui supplire alle infantili esigenze di un lettore poco devoto a una realtà che definiremo come ‘ottimale’, è il rischio a cui ogni testata giornalistica sottopone i ‘meno dotati’ in tema d’analisi, appena dopo la pubblicazione di un articolo qualsiasi; ma, ed è cosa peggiore, la scrittura potrebbe a volte risultare tutt’altro che impopolare indirettamente, per esigenze legittime del suo autore. Diciamocelo. Far sì che il lettore percepisca conferme frutta molti più quattrini del caso opposto, motivo per cui il monopolio del ‘giornalismo della conferma’ deve essere stirpato assieme alla mentalità di coloro che possono dirsi vittime dello stesso. Far cambiare idea prevede uno spreco energetico nettamente maggiore, e il buon giornalista – che di fatto non esiste, ma che per piaggeria dei più definiremo tale – ha il chiaro compito di informare consapevolmente e istruire, ove possibile, tramite un tipo di linguaggio semplice e folkloristico. Giornalisti, non peccate d’indecenza! di Sante Cristofaro

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