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L’entusiasmo sempre necessario nella vita

Agli antieuropeisti è doveroso ricordare che se si viaggia liberamente e si studia all’estero lo si deve all’Europa unita, più viva che mai.

L’entusiasmo sempre necessario nella vita

Agli antieuropeisti è doveroso ricordare che se si viaggia liberamente e si studia all’estero lo si deve all’Europa unita, più viva che mai.

L’entusiasmo sempre necessario nella vita

Agli antieuropeisti è doveroso ricordare che se si viaggia liberamente e si studia all’estero lo si deve all’Europa unita, più viva che mai.

Agli antieuropeisti è doveroso ricordare che se si viaggia liberamente e si studia all’estero lo si deve all’Europa unita, più viva che mai.

C’è chi l’Unione Europea l’ha vista nascere, chi ha posto una pietra fondamentale nella sua costruzione e chi vi è nato senza sapere cosa si prova a esserne privi. Tra tutte queste persone c’è chi ritiene che vada smantellata, chi la apprezza (ma solo per soldi) e chi riconosce che effettivamente non si potrebbe sopravvivere senza. Sono soltanto questi ultimi ad accorgersi di quanti benefici e vantaggi possa portare nella vita di tutti i giorni. Quante sono queste persone? Poche. Troppo poche. A livello nazionale l’Unione Europea è declassata a politica di serie b, quando è proprio lì che si giocano i Mondiali. Viene considerata come quella cosa che c’è, ma se non ci fosse sarebbe uguale… Invece no. È grazie alla sua esistenza che si può viaggiare senza passaporto in 27 Stati, attraversare le frontiere terrestri e non accorgersi se ci si trova in Italia o in Francia. È grazie all’Unione Europea se gli studenti possono frequentare Università di Paesi partecipanti al programma Erasmus, creato da mamma Europa 34 anni fa. È grazie all’Unione Europea se sul territorio degli Stati membri si può commerciare liberamente senza dazi e se le economie statali sono salvaguardate dalla Bce. È grazie all’Unione Europea se abbiamo intrapreso quel percorso che ci ha permesso di essere una forza internazionale indipendente che può scegliere il suo futuro senza condizioni né condizionamenti. Ma soprattutto, è grazie all’Unione Europea se i diritti umani devono essere garantiti a tutte le persone, non solo ai cittadini. La sua esistenza ci sta permettendo di vivere sul continente europeo la pace più lunga della storia. Il punto fondamentale di tutto questo non è tanto ricordare cosa faccia l’Unione Europea – non basterebbe un libro per raccontarlo – ma chi la fa. Non è un’entità astratta che veglia su di noi, non è l’insieme dei palazzi di Bruxelles e non è nemmeno l’intero organico dei burocrati che ci lavorano. L’Unione Europea è stata creata e vive grazie alle persone che le hanno dedicato e dedicano la propria vita: gli europeisti. Se non fossero esistiti i tre grandi europeisti della storia – Robert Shumann, Jean Monnet e Altiero Spinelli – probabilmente non sarebbe mai esistita. Tuttavia, essere europeisti è più duro di quanto si possa immaginare, soprattutto se si vive nell’Italia dei giorni nostri. L’europeismo è visto come una colpa, un delitto o, peggio, un tradimento della patria. Non si riesce a comprendere che l’essere europeista è un impegno politico a tempo pieno, una militanza complessa in un mondo ideologicamente avverso. Il lavoro dell’europeista è quello di non farsi mai scoraggiare, di essere pronto a supportare un’idea che pochi capiscono e di non smettere mai di crederci, perché si è convinti che il futuro ripagherà lo sforzo. L’europeista deve prendere al volo l’idea di Unione Europea prima che si frantumi in mille pezzi quando qualcuno tenta di abbatterla. Noi europeisti dobbiamo ricordarci che «senza entusiasmo non si compie nulla di grande» (Robert Shumann) e dobbiamo rispondere con forza che «chiunque voglia indebolire l’Europa o privarla dei suoi valori troverà in me un fermo avversario» (Ursula von der Leyen). di Elena Buratti

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