Lo star male è il rifugiarsi dalla realtà
Maladaptive daydreaming: un disturbo mentale che stacca completamente dal mondo reale.
Lo star male è il rifugiarsi dalla realtà
Maladaptive daydreaming: un disturbo mentale che stacca completamente dal mondo reale.
Lo star male è il rifugiarsi dalla realtà
Maladaptive daydreaming: un disturbo mentale che stacca completamente dal mondo reale.
Maladaptive daydreaming: un disturbo mentale che stacca completamente dal mondo reale.
Esiste un disturbo mentale che nessuno conosce. O meglio, pochi sanno realmente cosa comporta. Si chiama maladaptive daydreaming, in italiano disturbo da fantasia compulsiva.
È l’unione di un evento di sogno lucido a uno stato di dissociazione. Detta così può sembrare banale, ma non lo è. Vi racconterò la storia di chi lo ha vissuto.
«Sono nata normale, poi però lo stress e le ansie mi hanno cambiata e per sfuggire da tutto senza rendermene conto ho creato un mondo immaginario in cui rifugiarmi. Nascosta nei miei pensieri pessimisti mi sentivo accolta. La sicurezza di stare male era più facile da gestire dell’incertezza di poter essere serena». Cosi facendo annullò la sua realtà. «La mia mente vagava ogni giorno tra realtà e fantasia, scopriva mondi e si innamorava della vita».
Piano piano perse la concezione della realtà e si chiuse in sé stessa. «Mi svegliavo ogni giorno e nella mia testa, davanti a quello specchio perennemente sporco, mi immaginavo la mia giornata. Una giornata priva di spiragli di spensieratezza. Costruivo uno scenario utopistico e poi scendevo tutta arzilla a fare colazione, massimo sei biscotti e un pochino di latte. Non doveva trasparire il mio dolore davanti ai miei genitori, quindi ancora una volta costruivo uno scenario di famiglia felice e mi sedevo a tavola come nelle pubblicità del Mulino bianco.
Questo ogni mattina per nascondere lo scenario peggiore dagli occhi di chi poteva togliermelo da un momento all’altro. In classe la realtà negativa si mischiava al mondo immaginario comunque negativo. Non potevo spiegare a nessuno perché mi facessero così tanta paura tutte quelle urla. Non potevo dire a nessuno cosa avevo già immaginato di costruire nel giorno dopo. Nel frattempo la mia testa continuava a frullare pensieri su quanto io dovessi cambiare il mondo e su quanto la mia vita facesse giustamente schifo».
E in tutto questo il mondo intorno a lei continuava a vivere mentre, paralizzata nel suo sogno, lei viveva un’altra realtà.
di Alice Giudicini
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