Siamo vivi e mostriamo con orgoglio le nostre crepe
L’antica tecnica del kintsugi come l’orgoglio con cui bisognerebbe mostrare le proprie fratture della vita.
Siamo vivi e mostriamo con orgoglio le nostre crepe
L’antica tecnica del kintsugi come l’orgoglio con cui bisognerebbe mostrare le proprie fratture della vita.
Siamo vivi e mostriamo con orgoglio le nostre crepe
L’antica tecnica del kintsugi come l’orgoglio con cui bisognerebbe mostrare le proprie fratture della vita.
L’antica tecnica del kintsugi come l’orgoglio con cui bisognerebbe mostrare le proprie fratture della vita.
l kintsugi è una pratica giapponese che consiste nel riparare oggetti di ceramica con oro liquido per rimettere insieme i frammenti; è una tecnica antica ma ancora estremamente attuale e analizzandola potremmo scoprirne l’affascinante lato metaforico.
Ho sentito spesso dire che un vaso rotto, per quanto si provi ad aggiustarlo, resterà sempre rotto, ma questa non è la verità: un vaso rotto può essere ancora più bello di prima solo cogliendo la bellezza collaterale delle sue crepe. L’oro accentua quelle venature spezzate a cui nessuno presterebbe attenzione ma che, al contrario, sono il vero splendore del vaso. Lo stesso può essere applicato alle persone. Essere rotti e danneggiati è il solo motivo per cui possiamo annunciare di essere ancora vivi; essere feriti è l’opportunità che la vita ci regala per ricoprire d’oro le nostre crepe e mostrare con fierezza al mondo la nostra rinascita.
Abbiamo sempre la concezione che la vita sia una grande battaglia, siamo tutti soldati in guerra e anche quando sembra tutto finito sentiamo ancora l’eco delle bombe di quotidianità esplose. Quindi i sopravvissuti alla fine del giorno sono davvero vivi? Forse a volte ci sentiamo tutti come fantasmi che dimorano in corpi senza anima; ci preoccupiamo di cose futili e abbiamo paura dei giudizi della gente, quando dovremmo solo ricordarci di quanto sia bello essere qui, provare qualcosa e respirare. Ho visto persone combattere nonostante i petardi della monotonia continuassero a saltare in aria accanto a loro, mentre molti si arrendevano e soffocavano nella routine che tutti temono; proprio quelle persone sono le uniche che, giorno dopo giorno, dimostrano al mondo quanto valga la pena lottare.
L’antica tecnica del kintsugi simboleggerà sempre questo: l’orgoglio con cui bisognerebbe mostrare le proprie fratture e i propri dolori, ricordandoci di tenere alta la testa e continuare a respirare contro ogni male. Nessuno dimentichi mai che le crepe possono risplendere d’oro, sempre.
di Elisabetta Zaccardi
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Tag: giornalismo, giovani
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