Mark Rutte, il futuro della Nato e la spesa per la difesa
Più che un olandese volante, il segretario generale della Nato Mark Rutte è un olandese in cerca di nuovi equilibri, non con sé stesso ma fra gli Stati Uniti e i Paesi dell’Unione europea dentro la cornice dell’Alleanza Atlantica
Mark Rutte, il futuro della Nato e la spesa per la difesa
Più che un olandese volante, il segretario generale della Nato Mark Rutte è un olandese in cerca di nuovi equilibri, non con sé stesso ma fra gli Stati Uniti e i Paesi dell’Unione europea dentro la cornice dell’Alleanza Atlantica
Mark Rutte, il futuro della Nato e la spesa per la difesa
Più che un olandese volante, il segretario generale della Nato Mark Rutte è un olandese in cerca di nuovi equilibri, non con sé stesso ma fra gli Stati Uniti e i Paesi dell’Unione europea dentro la cornice dell’Alleanza Atlantica
Più che un olandese volante, il segretario generale della Nato Mark Rutte è un olandese in cerca di nuovi equilibri, non con sé stesso ma fra gli Stati Uniti e i Paesi dell’Unione europea dentro la cornice dell’Alleanza Atlantica
Più che un olandese volante, il segretario generale della Nato Mark Rutte è un olandese in cerca di nuovi equilibri, non con sé stesso ma fra gli Stati Uniti e i Paesi dell’Unione europea dentro la cornice dell’Alleanza Atlantica. L’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca ha infatti segnato un cambio radicale nei rapporti fra una sponda e l’altra dell’oceano. Dove approderanno è ancora tutto da vedere, ma che siano cambiati è già un fatto.
A questo proposito è interessante andar a scandagliare le parole di Rutte in merito alla Nato di oggi. Nei suoi interventi, compresi gli ultimi, il segretario generale dell’Alleanza non perde occasione per sottolineare la necessità che i Paesi europei (che ancora non lo fanno, fra questi c’è l’Italia) spendano di più per la difesa: «Sono felice che ora 22-23 Paesi stiano spendendo il 2% concordato, ma è anche vero che ci sono ancora alcuni Stati che non spendono il 2% e mi sto impegnando con loro attivamente e intensamente per assicurarmi che accelerino nel raggiungimento di quella soglia. Credo che tutti loro debbano farlo entro la prossima estate. Dico loro: se non reagite alle mie telefonate, potreste ricevere telefonate da un uomo a Washington che potrebbe essere meno gentile». Quell’uomo è ovviamente Trump, che giorni fa il suo vice presidente J. D. Vance – parlando giustappunto agli europei – ha definito il nuovo sceriffo a Washington.
Il tentativo di tener in equilibrio Usa e Ue, in merito al tema della difesa, rende Rutte in questa fase un personaggio quasi shakespeariano seduto oggi nel posto più scomodo di tutta la sua vita. Da europeo si trova infatti a sferzare gli europei e senza essere trumpiano. «A Monaco (il riferimento è alla conferenza dei giorni scorsi svoltasi nella città tedesca, ndr.) mi sono un po’ irritato quando è stata annunciata l’iniziativa per i colloqui di pace Usa» e la reazione è stata «non siamo stati coinvolti, non siamo al tavolo. Ho detto: “Organizzatevi, trovatevi a un tavolo”. Per questo è stato importante ricevere la visita del generale Kellogg». Ha aggiunto Rutte: «Credo che anche il meeting organizzato da Macron debba essere visto sotto questa luce, l’importante è che in Europa si parli di come organizzare le garanzie di sicurezza e proporre un accordo di pace. Un processo che si fa passo dopo passo. Oggi però sono contento che in Europa si sia smesso di lamentarci e si sia iniziato ad agire».
La contentezza, vista la situazione in continuo mutamento, appare francamente un sentimento eccessivo ma forse è il modo di Rutte di continuare a inseguire un po’ di ottimismo nei rapporti futuri fra Usa e Ue. E su questi, per chiudere la parabola del suo equilibrismo, arriva il passaggio più interessante: una sua considerazione sulla realtà attuale riguardo a cosa fare in Ucraina per non mollare Kiev. Qualunque impegno europeo sulle «garanzie di sicurezza» per l’Ucraina, ha spiegato Rutte, «avrà comunque bisogno della copertura americana» anche se gli Usa non metteranno gli scarponi sul terreno. Parole chiare che riportano al punto nodale dei rapporti fra Usa e Ue: quale sarà il futuro della Nato nell’era Trump? E qui Mark Rutte torna trapezista: «Gli Stati Uniti sono impegnati per una Nato forte ma serve più del 2% di spesa per la difesa dai singoli Paesi» (aridaje!). Più che equilibrista, un ottimista. All’olandese.
di Massimiliano Lenzi
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