Matteo Renzi ora è al fianco di Elly Schlein
Renzi ha cambiato linea e ha proposto di rientrare organicamente nel centrosinistra avendo in tasca il beneplacito di Schlein, cioè dell’unica persona che conta
Matteo Renzi ora è al fianco di Elly Schlein
Renzi ha cambiato linea e ha proposto di rientrare organicamente nel centrosinistra avendo in tasca il beneplacito di Schlein, cioè dell’unica persona che conta
Matteo Renzi ora è al fianco di Elly Schlein
Renzi ha cambiato linea e ha proposto di rientrare organicamente nel centrosinistra avendo in tasca il beneplacito di Schlein, cioè dell’unica persona che conta
Renzi ha cambiato linea e ha proposto di rientrare organicamente nel centrosinistra avendo in tasca il beneplacito di Schlein, cioè dell’unica persona che conta
Matteo Renzi ha cambiato linea. Gli succede spesso, e non solo a lui. Peraltro è tornato da dove veniva, non è andato a bussare alla porta di Giorgia Meloni come tanti malignamente prevedevano. Anche perché lei non gli avrebbe aperto, si dirà. Sia come sia, Renzi dunque guarda a sinistra. Il leader di Italia Viva cos’altro poteva fare? Continuare a cincischiare dalle parti di un terzo polo che, piaccia o non piaccia, è un progetto fallito? Insistere in un surreale, infruttuoso, stucchevole scontro con Carlo Calenda? Scodinzolare intorno a Forza Italia che ha ben altri progetti (anche se non è chiaro quali)?
Chiusa subito la storia di Stati Uniti d’Europa, così come i Radicali italiani hanno ripreso le loro cartuccelle per tornare a fare la solita testimonianza, Renzi ha proposto di rientrare organicamente nel centrosinistra avendo in tasca il beneplacito di Elly Schlein, cioè dell’unica persona che conta. Già, perché la novità è che dopo decenni nei quali ogni volta a sinistra c’erano troppi galli a cantare, adesso chi dà le carte è solo il Pd e nel Pd (anche qui è un inedito) la segretaria. Renzi non deve chiedere permesso a Conte o a Bonelli, tantomeno a Bersani o a Franceschini. Noi crediamo che se l’opposizione a Meloni fosse guidata da quelli là, Renzi ne starebbe ancora fuori. Ma lui si fida di Schlein, non a caso subito riconosciuta dal capo di Italia Viva come la candidata a Palazzo Chigi contro Giorgia Meloni. Può anche darsi che ci sia stato non diciamo uno scambio, che pare brutto, ma una duplice convenienza: Renzi entri e riconosca Schlein leader. I due tra l’altro hanno fretta perché mettono nel conto che si potrebbe votare ben prima del 2027.
Troppa disinvoltura per Renzi? Si capiscono le ironie e finanche le maldicenze su una svolta che contraddice anni di polemiche contro il suo ex partito e anche contro l’attuale leader dem che «fa politica come un collettivo studentesco», diceva due mesi fa. E si comprendono i mal di pancia di molti militanti, ex sodali, dirigenti di Iv ai quali non si può negare il diritto di un congresso democratico come chiede Luigi Marattin. Renzi folgorato sulla via di Schlein per quattro seggi in Parlamento? Fa parte del gioco. Non è colpa sua se il bipolarismo, sia pure in forma anomala, si sia ormai radicato e se in vigore vi sia una legge elettorale che alla fine dà un certo peso ai collegi uninominali nei quali anche un 2% può fare la differenza.
Gli esami andranno fatti semmai dopo: se egli rinunciasse alle sue idee pur di restare al Senato allora sì, si sarà trattato di una volgare tattichetta a fini personalistici. Ma se Renzi darà un contributo di serietà e di credibilità al programma del centrosinistra – e soprattutto se avrà comportamenti non distruttivi – allora sarà stata una scelta politica seria. D’altronde di svolte è costellata la storia della politica italiana e spesso il trasformismo era dietro l’angolo. Una cosa però andrebbe risparmiata: le lezioncine sulla mitica coerenza, bella virtù umana ma categoria sfuggente nel regno della politica.
di Mario Lavia
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Tag: Italia
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