Patrimoniale, storia vecchia. Perfetta per perdere
La genialata prodotta dalla sempre ripetitiva fantasia dell’opposizione è la tassa patrimoniale. Nel 2025 siamo sempre al “Perché anche i ricchi piangano“ di bertinottiana memoria o giù di lì
Patrimoniale, storia vecchia. Perfetta per perdere
La genialata prodotta dalla sempre ripetitiva fantasia dell’opposizione è la tassa patrimoniale. Nel 2025 siamo sempre al “Perché anche i ricchi piangano“ di bertinottiana memoria o giù di lì
Patrimoniale, storia vecchia. Perfetta per perdere
La genialata prodotta dalla sempre ripetitiva fantasia dell’opposizione è la tassa patrimoniale. Nel 2025 siamo sempre al “Perché anche i ricchi piangano“ di bertinottiana memoria o giù di lì
Parlavamo non più tardi di quattro giorni fa della pericolosa tendenza di tante forze politiche a essersi ormai accomodate nella predisposizione psicologica di parlare solo ai propri tifosi. Alla propria parte e… stop.
Una tendenza che è di tutti, ma che per banali questioni numeriche e di status quo finisce per essere molto pericolosa e controproducente in particolare per chi si trovi all’opposizione. A inseguire.
Lo sottolineavamo, sulla spinta dell’entusiasmo acceso nelle fila del centrosinistra dalla vittoria a New York di Zohran Mamdani e dall’istantanea ricerca del “Mamdani italiano“ per risolvere i problemi di rappresentanza e forze elettorale del centrosinistra medesimo, campo largo o come volete chiamarlo. Ricerca infruttuosa, tanto per cominciare.
La genialata prodotta dalla sempre ripetitiva fantasia dell’opposizione è… la tassa patrimoniale
Passano 72 ore e la genialata prodotta dalla sempre ripetitiva fantasia dell’opposizione è – udite, udite – la tassa patrimoniale.
Addì 2025 e siamo sempre al: “Perché anche i ricchi piangano“ di bertinottiana memoria o giù di lì.
Tempo due ore, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni raccoglie il grazioso assist e rispedisce al mittente l’idea della suddetta “tassa sui ricchi“, trasformandola nella più facile, efficace e a sua volta scontata arma propagandistica a favore del centrodestra.
È incredibile questa tendenza – volendo anche sorvolare sul masochismo di una proposta che ha sempre e solo garantito sconfitte e forte impopolarità – all’appiattimento psicologico sul già visto, noto, battuto. Sulla comoda coperta della propaganda novecentesca poveri-ricchi, lavoratori-padroni (sia mai si parlasse di impresa, merito, progresso, modernità, nuovi lavori e responsabilità).
La patrimoniale per colpire i ricchi, che poi – a parte la minuscola quota di chi ricco lo è per davvero – sarebbero coloro che pagano la stragrande maggioranza delle tasse e per inciso ricchi non sono manco un po’, soldi non ne rubano nessuno e tantomeno a quelle amplissime fasce di contribuenti che, grazie alla sacrosanta progressività, all’Irpef danno immensamente meno. Come giusto, sia chiaro, ma non per questo acquisendo crediti morali nei confronti di chi già paga.
Del resto, il grande e appassionante tema a sinistra, in questo momento, dovrebbe essere l’identità dell’anti-Meloni. Vale a dire una sfida fra Elly Schlein e Giuseppe Conte.
E a Palazzo Chigi stappano Champagne.
di Fulvio Giuliani
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche