Adulti eterni adolescenti
Il problema non sono tanto gli adolescenti, quanto quelli che sono diventati adulti senza maturare
Adulti eterni adolescenti
Il problema non sono tanto gli adolescenti, quanto quelli che sono diventati adulti senza maturare
Adulti eterni adolescenti
Il problema non sono tanto gli adolescenti, quanto quelli che sono diventati adulti senza maturare
Non sono sicuro che ci sia un qualche nuovo problema in capo agli adolescenti. L’adolescenza è il passaggio dall’infanzia alla maturità, quindi stagione di squilibri ed eccessi, il tempo in cui imparare a vivere in un corpo che cambia. Il problema mi pare sia dalle parti di quelli che sono diventati adulti senza maturare, che in un corpo trasformato provano a far vivere un’idea di sé che non s’è evoluta. Il guaio non sono gli adolescenti che fanno le prove dell’età adulta, ma gli adulti che provano a restare adolescenti. Adulterati.
Non mi convince nemmeno l’idea che gli smartphone farciti di social siano il demonio, esorcizzato il quale si potrà tornare a navigare le benedette acque della tranquillità. Certo che pesano, ma sugli adulti non meno che sugli adolescenti. Una collettività adulta non userebbe a manetta quei sistemi per esaltare il proprio ego sbilenco, che sia per mostrarsi o per farsi votare, e semmai avrebbe da tempo provveduto a costringere i gestori di tale spazio niente affatto libero a rendere pubblici i criteri (algoritmi) di gestione e privilegio dei messaggi, li avrebbe resi responsabili di quel che pubblicano e questo non sarebbe popolato da mestatori che fanno credere appartenga alla ‘libertà di parola’ anche la diffamazione, il falso, il procurato allarme, l’aggiotaggio e via così enumerando reati che con il libero pensiero c’entrano quanto la violenza carnale ha a che fare con l’amore.
Trovo incredibile che, anche sulla scorta di una serie televisiva (“Adolescence”), si parli di “ragazzi che odiano le donne”, generalizzando una devianza e mutuando dai social anche la definizione incel, con la quale si pretende di descrivere una condizione: quella degli involuntary celibates (celibi involontari). Come se il concetto di celibato fosse associabile all’adolescenza. La curiosità e il timore del sesso camminano assieme, a quell’età. La paura femminile di non essere piacente e quella maschile di non essere all’altezza sono cose normali, che restano anche quando si superano. Il più bel romanzo d’amore, per parte maschile, lo scrisse Vitaliano Brancati: “Il bell’Antonio”. Innamoratissimo e incapace di penetrare la moglie: soltanto lei, il suo angelo. Forse lei non capì, di sicuro fu spietata. Antonio si depresse, non uccise nessuno.
Ho voluto guardare quella serie televisiva. Non mi ha colpito il fatto narrato, ma quello che sembra nessuno abbia visto o voluto vedere: gli adulti sono delle fetecchie. A scuola i docenti urlano, minacciano, ma i ragazzi se ne fregano. I loro genitori non sanno nulla di quel che accade e, naturalmente, i voti sono buoni e anche ottimi. Indisciplina e ignoranza non sono connaturate agli adolescenti, ma discendono da adulti che non hanno nessuna voglia di fare il loro dovere.
L’adolescente ha il diritto di natura di provare a infrangere le regole, l’adulto ha il dovere di natura di impedirglielo. Anche la cagna digrigna i denti al cucciolo che esagera, poi lo prende e lo lecca con dedizione. L’insegnante e il genitore erano alleati nel rappresentare il principio di autorità, ora sono contrapposti e uniti nel non farlo per comodità. Non significa che avessero ragione – spesso non l’avevano affatto – ma facevano il loro mestiere. Crescendo, l’adolescente li avrebbe dovuti superare, spezzare e se del caso disprezzare. Poi sarebbe arrivato il tempo della riconciliazione, dell’equilibrio.
I social sono la causa? Troppo comodo, una discolpa da canuti infantili. Quando leggemmo “Meno di zero” di Bret Easton Ellis (1985) – pagine in cui i giovanissimi californiani si drogano con ogni cosa e provano la violenza – ci colpì uno scenario che era allora a noi sconosciuto: non c’erano gli adulti, non c’era traccia del principio di autorità. Forse il problema è più nostro che degli adolescenti, ivi compresa un’informazione che parla ossessivamente dei social, vi scova le notizie, ne esalta gli esaltati e poi, con aria pensosa, s’interroga sugli effetti che producono sugli adolescenti. Procuriamoci uno specchio.
di Davide Giacalone
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