Occupazioni abusive, è troppo facile occupare
I numeri che fotografano la dimensione del fenomeno delle occupazioni abusive in Italia sono impressionanti. Il fenomeno è diffuso ovunque, seppur in dimensioni diverse
| Società
Occupazioni abusive, è troppo facile occupare
I numeri che fotografano la dimensione del fenomeno delle occupazioni abusive in Italia sono impressionanti. Il fenomeno è diffuso ovunque, seppur in dimensioni diverse
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Occupazioni abusive, è troppo facile occupare
I numeri che fotografano la dimensione del fenomeno delle occupazioni abusive in Italia sono impressionanti. Il fenomeno è diffuso ovunque, seppur in dimensioni diverse
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I numeri che fotografano la dimensione del fenomeno delle occupazioni abusive in Italia sono impressionanti. Il fenomeno è diffuso ovunque, seppur in dimensioni diverse
Trentamila, se si contano soltanto gli alloggi di edilizia pubblica. Più o meno cinquantamila, se a questi si aggiungono le case private. Sono i numeri che fotografano la dimensione del fenomeno delle occupazioni abusive in Italia, secondo le più recenti stime di Nomisma e Federcasa. Queste risalgono però al 2019 e nel frattempo c’è stata la pandemia, durante la quale la riduzione dei controlli ha ulteriormente agevolato il fenomeno. Giusto per capirci, nella sola Capitale parliamo di 12mila abusivi in quasi 7mila alloggi pubblici. Ma il fenomeno è diffuso ovunque, seppur in dimensioni diverse.
Ora sul piatto c’è una proposta di legge presentata lo scorso marzo: prevede per gli abusivi pene fino a 9 anni di carcere e multe di 25mila euro, insieme all’obbligo per le autorità giudiziarie di intervenire entro 48 ore dalla denuncia dell’occupazione. Sì, perché il problema è tutto qui: chi occupa finisce per restare per anni in immobili a cui non ha diritto. La trafila degli interventi dell’ufficiale giudiziario – o, peggio ancora, quando è necessaria la forza pubblica – è infinita ed è ovvio che chi occupa se ne approfitti.
Esiste un tema di tutela della proprietà privata, ma ovviamente anche di sicurezza. Lo abbiamo visto (ed è sconfortante trattarne soltanto in occasione di episodi di cronaca nera) con la vicenda della piccola Kata, la bimba scomparsa dall’ex Hotel Astor di Firenze. Perché è ovvio che con le occupazioni si va a creare facilmente una terra di nessuno in cui la legalità non sembra esistere. Questo avviene in particolar modo in edifici di grandi dimensioni, che diventano una sorta di collettore di quanti sono in cerca di un alloggio da occupare. C’è il passaparola, fra chi sfonda le porte. E in breve tempo si affermano realtà che sono poi impossibili da gestire se non con l’impiego in massa delle forze dell’ordine. A volte sgomberare significa però soltanto spostare il problema da un’altra parte.
Nel caso invece del singolo appartamento di un privato, viviamo nel paradosso che chi occupa finisce per starsene lì beato per anni mentre il legittimo proprietario aspetta. Aspetta la sentenza di sfratto prima e l’accesso dell’ufficiale giudiziario poi. Fra l’altro, quasi mai la questione si risolve al primo accesso. Nel frattempo il derubato si dispera, si ammala, ha le mani legate.
È ovvio che l’assenza di una normativa stringente sia la principale ragione di questo fenomeno impressionante. Altrove qualcosa si muove. Ai primi di luglio la Francia ha approvato una legge che prevede fino a 3 anni di carcere e 45mila euro di multa per chi occupa abusivamente un immobile. E già dal 2020 vige Oltralpe una normativa che consente ai proprietari di rientrare in possesso dell’abitazione grazie alla semplice denuncia, senza dover quindi passare per una sentenza del tribunale. Una procedura decisamente più rapida e che non ingolfa ulteriormente l’amministrazione della giustizia.
di Annalisa Grandi
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