Sesso, alcol e consenso
Quando si tratta di mettere in relazione sesso, alcol e consenso la platea si divide in due
Sesso, alcol e consenso
Quando si tratta di mettere in relazione sesso, alcol e consenso la platea si divide in due
Sesso, alcol e consenso
Quando si tratta di mettere in relazione sesso, alcol e consenso la platea si divide in due
Quando si tratta di mettere in relazione sesso, alcol e consenso la platea si divide in due
Quando si tratta di mettere in relazione sesso, alcol e consenso la platea si divide in due: i sostenitori del «Se si reggeva in piedi, vuol dire che era consapevole» e chi invece considera l’alcol al pari di una qualsiasi sostanza psicotropa in grado di alterare in modo marcato volontà e consapevolezza. Quello che a oggi sappiamo con certezza è che l’alcol agisce sul nostro neurotrasmettitore inibitorio principale, il Gaba, producendo effetti sedativi, quindi comportamenti più rilassati e disinibiti. Il Gaba ha la capacità di inibire il glutammato, che è invece il principale neurotrasmettitore eccitatorio. Il glutammato ci permette di fare valutazioni sugli stimoli che riceviamo per poi trasformarli in ragionamento complesso, ci fa prestare attenzione, ci porta a fare scelte consapevoli e influisce sulla nostra capacità di memoria.
Questa azione dell’alcol dipende dalla quantità ingerita, ma soprattutto dall’organismo della persona che lo ingerisce. Per anni si è pensato che le donne avessero più difficoltà a reggere l’alcol ma non è esattamente così. È vero che il tasso alcolemico – e quindi la capacità di smaltire una bevanda di questo tipo – è ormone-dipendente. È stato osservato infatti che il tasso di alcolemia di un uomo tende a restare stabile per la stessa quantità, mentre quello della donna varia in base al ciclo estro-progestinico. Tra l’altro le donne hanno un fegato che produce meno enzimi in grado di degradare l’alcol, rischiando più facilmente intossicazioni e cirrosi epatica.
Uno studio del 2004 guidato dallo psicologo Mark Fillimore dell’Università del Kentucky ha però dimostrato che gli effetti dell’alcol non sono gli stessi per uomini e donne non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche a livello qualitativo. Nello studio, una quantità prefissata di alcolici è stata somministrata a 24 volontari (12 uomini e 12 donne) considerati ‘bevitori sociali’ che dovevano poi svolgere un compito molto semplice, cioè premere un pulsante quando vedevano una luce lampeggiare. Man mano che la quantità di alcol aumentava, tutti i volontari avevano problemi a eseguire l’operazione in modo corretto, ma gli uomini avevano tre volte più difficoltà a inibire il comportamento rispetto alle donne e finivano per premere il bottone troppo presto. Alla fine dell’esperimento è stato chiesto ai partecipanti come si fossero sentiti: i maschi hanno riportato livelli di aggressività e disinibizione tre volte superiori a quelli delle femmine, che invece dichiaravano livelli di sedazione di ben sei volte più alti rispetto ai compagni di esperimento. Questo spiegherebbe come mai gli uomini ubriachi tendono a diventare più facilmente aggressivi e le donne hanno invece più difficoltà a reagire alle aggressioni.
Sulla base di questi studi appare evidente che la sostanza si comporta in modo diverso a seconda di chi la assume. Dunque la frase «Eh, ma avevano bevuto entrambi…», che spesso si utilizza per liquidare situazioni di presunta violenza in seguito ad assunzione di alcolici, perde inevitabilmente di forza. Quello che è certo è che sarebbe opportuno limitare l’alcol da ambo le parti onde evitare situazioni più che spiacevoli generate da un’alterazione del comportamento che non ‘rivela’ le vere intenzioni, ma le amplifica o le offusca. Insomma, in vino non semper veritas.
di Maruska Albertazzi
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Tag: giustizia
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