La Russia e lo schianto di Luna-25
Con lo schianto di Luna-25, che doveva rappresentare la rinascita delle imprese spaziali russe, falliscono le ambizioni di Putin di tornare alla grandezza spaziale dell’Urss
| Esteri
La Russia e lo schianto di Luna-25
Con lo schianto di Luna-25, che doveva rappresentare la rinascita delle imprese spaziali russe, falliscono le ambizioni di Putin di tornare alla grandezza spaziale dell’Urss
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La Russia e lo schianto di Luna-25
Con lo schianto di Luna-25, che doveva rappresentare la rinascita delle imprese spaziali russe, falliscono le ambizioni di Putin di tornare alla grandezza spaziale dell’Urss
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Con lo schianto di Luna-25, che doveva rappresentare la rinascita delle imprese spaziali russe, falliscono le ambizioni di Putin di tornare alla grandezza spaziale dell’Urss
La conquista dello Spazio è una sfida che appartiene, sin dai suoi albori, all’umanità. L’uso politico dei successi (o, per rinculo, degli insuccessi) attiene invece alla propaganda. Non c’è dubbio dunque che con lo schianto di Luna-25 – che doveva rappresentare la rinascita delle imprese spaziali russe – nel tentativo di sbarcare nella zona del Polo Sud lunare, falliscono le ambizioni di Vladimir Putin di tornare alla grandezza spaziale dell’Unione Sovietica. Non si tratta di dettaglio bensì di sostanza. Guardando attentamente, come in una radiografia, le scelte in politica estera, interna e spaziale compiute da Putin nei suoi decenni al potere, la narrazione e la retorica che le tiene assieme è infatti evidente: far tornare Mosca a potenza globale, in antagonismo con gli Stati Uniti e l’Occidente, come lo è stata all’epoca della Guerra fredda e sino al crollo del comunismo e al disfacimento dell’Urss.
La geopolitica, dagli atteggiamenti di Putin verso la Georgia, passando per l’annessione della Crimea e arrivando alla guerra di invasione dell’Ucraina, va in questa direzione. Espansionismo imperiale. Come la missione sulla Luna della sonda Luna-25, però, anche queste ambizioni geopolitiche non hanno avuto il successo che lo zar avrebbe voluto. Il recente fallimento spaziale russo quindi non fa altro che evidenziare le difficoltà per il putinismo di dare corpo alle proprie ambizioni di grandezza globale. Un’evidenza cui se ne aggiunge un’altra. Con la guerra in Ucraina, nel ribaltarsi completo dei rapporti internazionali e economici (basti pensare alla rottura, dopo l’aggressione russa, delle relazioni fra Mosca e i principali Paesi dell’Unione europea, a cominciare da Italia, Francia e Germania), la Russia ha dovuto guardare a una sempre più stretta collaborazione con la Cina e con Pechino, anche nel campo spaziale. Ma la Cina – si sa, perché Xi Jinping non nasconde le proprie ambizioni – è essa stessa una protagonista della scena globale che aspira al ruolo di grande potenza e di rivale principale degli Usa e dell’Occidente. Una rivalità in cui è compresa anche la corsa allo spazio dove il Dragone si sta impegnando da anni con le sue missioni Chang’e (il nome della Dea cinese della Luna) per l’esplorazione robotica, allo scopo di riportare dei campioni di suolo lunare sulla Terra. Per questo Putin farebbe bene a domandarsi se il fallimento russo di Luna-25 non sia soltanto un fallimento della propaganda, ma anche della strategia di Mosca. La sua.
di Massimiliano Lenzi
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