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Fuga in Normandia

In viaggio verso i ricordi con il nuovo film di Oliver Parker

A ottant’anni dallo sbarco in Normandia esce in Italia il riadattamento della storia vera di Bernard Jordan: “Fuga in Normandia”

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In viaggio verso i ricordi con il nuovo film di Oliver Parker

A ottant’anni dallo sbarco in Normandia esce in Italia il riadattamento della storia vera di Bernard Jordan: “Fuga in Normandia”

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In viaggio verso i ricordi con il nuovo film di Oliver Parker

A ottant’anni dallo sbarco in Normandia esce in Italia il riadattamento della storia vera di Bernard Jordan: “Fuga in Normandia”

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A ottant’anni dallo sbarco in Normandia esce in Italia il riadattamento della storia vera di Bernard Jordan: “Fuga in Normandia”

La guerra è brutta e fa anche male. A voler usare una sola frase per descrivere “Fuga in Normandia” (titolo originale “The Great Escaper”), bisognerebbe stravolgere un verso di “Generale” di Francesco De Gregori. Perché a essere bella è invece la vita, insieme agli anni di gioventù e ai ricordi. Scritto da William Ivory e diretto dal britannico Oliver Parker (già regista di “Dorian Gray”), il film esce in Italia a ottant’anni esatti dallo sbarco in Normandia ed è il riadattamento di una storia vera. Quella di Bernard Jordan, militare della Marina britannica e veterano 90enne, che nel 2014 fugge dalla sua casa di cura per partecipare alle commemorazioni per il 70esimo anniversario del D-Day, in Francia.

I fatti si svolgono a Hove, cittadina sulla costa inglese vicino a Brighton, nella residenza per anziani in cui Bernard (interpretato in modo sublime dal premio Oscar Michael Caine, al suo ultimo film) e sua moglie Rene (la bravissima Glenda Jackson, anche lei premio Oscar all’ultimo lavoro prima della scomparsa) vivono insieme con gli acciacchi della vecchiaia, facendo piccole passeggiate sul lungomare tra ciclisti che rischiano di investirli e battute dallo humor britannico. L’anniversario dello sbarco è alle porte. L’organizzazione per veterani “Royal British Legion” ha organizzato un viaggio verso le coste normanne, ma i posti sono ormai esauriti e Bernard non è riuscito a iscriversi. Dopo un rapido consulto con Rene (che approva il progetto), l’intrepido Bernie decide di fare armi e bagagli e – come un bambino che non deve farsi scoprire – parte lo stesso da solo alla volta della Francia, in direzione “Gold Beach”. Quando si viaggia da soli accade spesso di stringere amicizie destinate a durare i pochi giorni di viaggio, ma che sul momento sembrano dover durare in eterno. Qui Bernie la stringerà con Arthur (impersonato da John Standing), coetaneo aviatore inglese estroverso ed esuberante, ma che dopo settant’anni porta ancora con sé un peso sulla coscienza. Nel frattempo, preoccupati per la scomparsa, dalla casa di riposo avvertono la polizia, che si mette sulle tracce di Bernard. I giornali iniziano così a interessarsi alla storia. E quando si viene a sapere che si trova a Bayeux per l’anniversario, nasce il mito mediatico.

È evidente l’abisso tra soggettività e oggettività, tra le proprie intime motivazioni e quello che emerge come la piccola punta dell’iceberg in superficie. “Fuga in Normandia” non è un film di guerra, ma sulla guerra. Non c’è retorica e non c’è esaltazione, anzi. Da questo punto di vista è un film intrinsecamente europeo. Vittoria e sconfitta non esistono. Perdono tutti e chi vince è forse soltanto chi sopravvive, con tutto quel che questo comporta. Con una trama lineare, interrotta da emozionanti flashback, il lavoro di scrittura di Ivory è molto preciso nel far arrivare il messaggio tramite Bernard. Soprattutto quando veterani inglesi si trovano nello stesso pub con quelli tedeschi, anche loro vittime e degni allo stesso modo di memoria.

La regia di Parker non lascia spazio alla storiografia e al documentario ma è piuttosto centrata sulla persona, sulle emozioni di Rene e Bernie, sulle albe che insieme hanno visto, sulle loro promesse giovanili d’amore, sui danni enormi alla psiche dei soldati, sulla quotidianità offesa e lacerata dal conflitto. E, in un’Europa chiusa tra due guerre da Nord a Sud, diventa un film attuale. Come nessuno avrebbe desiderato.

Di Edoardo Iacolucci

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