Il mancato ruolo dell’Onu, parla il generale Giorgio Cuzzelli (Lumsa)
“Gli Stati Uniti in questo momento sono ‘anatre zoppe’ a causa delle elezioni imminenti”, le parole del generale Giorgio Cuzzelli (Lumsa)
Passano i giorni e i rischi per i militari di Unifil in Libano rimangono. I ministri della Difesa dei 16 Paesi Ue che partecipano alla missione delle Nazioni Unite hanno già espresso la necessità di rivedere le regole d’ingaggio, per permettere alle forze di peace-enforcing di operare in maniera più efficace e sicura. Tutti, Italia compresa, vogliono mantenere una presenza stabile in Libano, ribadendo che il futuro della missione dovrà essere deciso in sede Onu. Ma dal Palazzo di vetro non arrivano risposte, come non sono arrivate in oltre un anno di conflitto a Gaza. Per parafrasare l’espressione usata dal presidente francese Macron in riferimento alla Nato, sembrerebbe che l’Onu sia in «morte cerebrale». «Gli Usa – che in passato erano lo ‘sceriffo’, quello che ha il mazzo di carte in mano – in questo momento sono ‘anatre zoppe’ a causa delle elezioni imminenti. Qualsiasi decisione può arrivare solo dal Consiglio di sicurezza Onu, che però è composto da Stati che si muovono secondo i propri interessi nazionali» spiega Giorgio Cuzzelli, già generale di brigata dell’Esercito, con esperienza in ambito Nato e missioni all’estero, oggi docente di Sicurezza e Studi strategici all’Università Lumsa di Roma.
«Russi e cinesi non vogliono una soluzione negoziale in Medio Oriente, che favorirebbe Israele e di conseguenza gli Usa. L’Iran è un ‘cliente’ di Pechino e di Mosca, quindi è evidente che non si deciderà nulla contro la volontà di Teheran. Quello che sta accadendo rientra in un quadro più ampio, nel quale a condurre i giochi sono le singole superpotenze, mentre l’Onu è spettatrice» osserva Cuzzelli. Quanto ai limiti della risoluzione 1701 del 2006 che ha dato vita a Unifil, «il mandato era imperfetto già allora, ma frutto di un compromesso necessariamente al ribasso che si è accettato perché era comunque meglio di nulla» sottolinea Cuzzelli. «Si era stabilita la presenza dei peacekeeper, con la volontà di aiutare l’esercito libanese nel separare i contendenti (Hezbollah e Israele). Ma non sono stati dati poteri adeguati né alle forze regolari di Beirut né a quelle di Unifil, che non può fermare Hezbollah ma soltanto rispondere eventualmente al fuoco dei miliziani e pure con molti limiti». In gioco ci sono dunque molti, troppi interessi nazionali da parte degli Stati membri delle Nazioni Unite: «Come per altre organizzazioni internazionali, l’Onu può essere efficace solo se gli Stati che vi appartengono cedono parte della propria sovranità nazionale a favore dell’organizzazione stessa, cosa che di fatto non sta accadendo» aggiunge Cuzzelli.
Nel frattempo fa discutere la decisione del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, di partecipare al vertice dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), ospitato a Kazan, in Russia. «Guterres è stato invitato, così come l’Unione europea, che però si è ben guardata dal partecipare» commenta Cuzzelli. Al summit erano presenti per la prima volta anche Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Iran. Ma, nonostante i Paesi presenti rappresentino il 37% dell’economia globale, «si tratta di una riunione fra realtà che hanno poco in comune tra loro, se non il tentativo velleitario di scrollarsi di dosso l’egemonia statunitense: sono troppo frammentati rispetto al blocco dell’“Ovest delocalizzato”, che comprende anche Australia e Corea del Sud. Diciamo che serve a Putin per avere un consesso in cui essere protagonista, visto che è escluso dai circuiti internazionali» conclude Cuzzelli.
di Eleonora Lorusso
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