Fulvio Giuliani
Direttore quotidiano La Ragione. Giornalista, conduttore radiofonico e televisivo, moderatore e presentatore.
Nordio confermato, ma reggerà?
Giorgia Meloni ha blindato il ministro della Giustizia Carlo Nordio
ChatGPT e l’intelligenza artificiale da conoscere, non da temere
Forse abbiamo già interagito con un post scritto da ChatGPT, credendo che dietro ci fosse una persona vera. Conosciamo meglio la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale
Juventus penalizzata e l’insostenibilità del calcio
Juventus penalizzata di 15 punti: entro un mese avremo l’ultimo grado di giudizio. Di sicuro, c’è la palese insostenibilità del sistema calcio nel suo complesso
La lezione di Jacinda Ardern
L’incredibile forza e la lezione di vita che ci insegnano le dimissioni della premier neozelandese Jacinda Ardern
Inutili moralismi
L’inutile moralismo sulle compagnie straniere approfittatrici, mentre si dimenticano le condizioni contrattuali delle Pmi in Italia
La pendolare estrema e le domande da fare
Il caso limite della bidella napoletana che pur di lavorare a Milano si fa 10 ore di treno al giorno
Mafia e bufale. Complottismo
La narrazione sulla “lotta alla mafia” è costruita in ampia misura dall’idea che lo Stato abbia fatto ricorso a mezzi inconfessabili
Stato di diritto?
Kevin Spacey resta un innocente fino a prova contraria, ma forse non avrà mai più la carriera e la vita di prima
Armare Kiev non a parole
Ciò che è accaduto a Dnipro è terribile e inconcepibile. Il criminale Putin non si smentisce ma siamo noi che non dobbiamo assuefarci a questa carneficina
Lavoro e rispetto, non “trattativa”
La cattura di Matteo Messina Denaro, avvenuta trent’anni dopo il blitz che incastrò Toto Riina, è un evento storico, frutto del duro lavoro di donne e uomini per la giustizia. Non può essere sporcato da oscure teorie.
L’orrore e le scelte
Si rischia di pensare che semplicemente non ci sia nulla di nuovo, nulla di diverso da settimane e settimane di terrore, osservando le terribili immagini di Dnipro
Lasciamo stare Garibaldi
Giorgia Meloni e l’inno al “O si fa l’Italia o so muore”, l’inutile gioco della “ricostruzione” di ciò che prima andava meglio di adesso