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stasi di servizio comunista tedesco

Stasi, l’apparato comunista che ha vivisezionato la vita dei tedeschi

Dal 1991, in Germania, ci sono state 3,4 mln di richieste di accesso ai documenti per scoprire le informazioni private raccolte della Stasi, il servizio di sicurezza comunista
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Stasi, l’apparato comunista che ha vivisezionato la vita dei tedeschi

Dal 1991, in Germania, ci sono state 3,4 mln di richieste di accesso ai documenti per scoprire le informazioni private raccolte della Stasi, il servizio di sicurezza comunista
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Stasi, l’apparato comunista che ha vivisezionato la vita dei tedeschi

Dal 1991, in Germania, ci sono state 3,4 mln di richieste di accesso ai documenti per scoprire le informazioni private raccolte della Stasi, il servizio di sicurezza comunista
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Dal 1991, in Germania, ci sono state 3,4 mln di richieste di accesso ai documenti per scoprire le informazioni private raccolte della Stasi, il servizio di sicurezza comunista
Berlino – Nulla ricorda oggi le stanze fuligginose e male illuminate in cui gli uomini della Stasi, il famigerato servizio di sicurezza della Germania dell’Est, si affannavano per distruggere quel che potevano dei milioni di incartamenti sulle “vite degli altri”, raccolti nel corso di quattro decenni. Erano le notti successive alla caduta del Muro di Berlino e il tempo per far sparire almeno gli atti più sensibili era contato. Per anni tutore di questi delicati fascicoli era stata la speciale Autorità di documentazione della Stasi, sciolta poi nel 2021: una decisione che doveva segnalare una sorta di normalizzazione della vita pubblica della Germania, un trentennio dopo la riunificazione. A un anno dal trasloco di tutti i dossier nelle stanze asettiche dell’Archivio federale, l’interesse per la loro consultazione non è affatto svanito. Nel 2022 si è registrato un totale di 29.064 richieste di visionare i file da parte dei cittadini. Un numero rimasto pressoché invariato rispetto al 2021, quando le richieste erano state 30.603. A fare domanda non sono soltanto privati cittadini che vogliono sapere da chi e in che modo le loro vite erano state vivisezionate durante il quarantennio comunista. Molte richieste arrivano da istituzioni pubbliche, che devono verificare il passato di nuovi assunti ed eventuali loro compromissioni con l’ex servizio di sicurezza. Un portavoce dell’archivio ha riferito che nel 2022 i fascicoli sono stati consultati 7.574 volte per controlli di sicurezza, controlli dei dipendenti del servizio pubblico e per questioni pensionistiche; in 2.242 casi sono state presentate domande di riabilitazione di ex perseguitati politici e di risarcimento. Dal 1991 sono state presentate in totale 3,4 milioni di richieste di accesso ai documenti. Degli oltre 111 chilometri di materiale scritto disponibile per la ricerca, proveniente dai fondi dell’ex Ministero della Sicurezza di Stato della Ddr, 51 chilometri erano già stati archiviati dalla Stasi e possono essere consultati personalmente, altri 60 chilometri sono stati trovati non ordinati negli uffici della Stasi nel 1990. Dopo un certosino lavoro di restauro, spesso operato ricomponendo frammenti come in un puzzle, il 94% di essi è ora accessibile. Evelyn Zupke, commissario del Bundestag per le vittime della Sed (il Partito comunista della Germania Est), ha dichiarato che il continuo interesse per la consultazione dei fascicoli «dimostra in modo impressionante che questa parte della nostra storia continua ad avere un effetto nel presente. Molte persone guardano solo ora, in età avanzata, alla propria biografia, spesso quando vanno in pensione o perché sollecitati dai loro figli e nipoti». Anche le richieste di riabilitazione continuano a essere molto elevate, ha aggiunto Zupke, a testimonianza che le ferite del passato sanguinano ancora e che una giustizia retroattiva è l’unico modo per cicatrizzarle. Di Pierluigi Mennitti

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