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I 90 anni di Brigitte Bardot

È bastato poco tempo a Brigitte Bardot, che ha festeggiato ieri i suoi 90 anni, per entrare a titolo definitivo nella cultura di massa

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I 90 anni di Brigitte Bardot

È bastato poco tempo a Brigitte Bardot, che ha festeggiato ieri i suoi 90 anni, per entrare a titolo definitivo nella cultura di massa

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È bastato poco tempo a Brigitte Bardot, che ha festeggiato ieri i suoi 90 anni, per entrare a titolo definitivo nella cultura di massa

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È bastato poco tempo a Brigitte Bardot, che ha festeggiato ieri i suoi 90 anni, per entrare a titolo definitivo nella cultura di massa

Dalla terrazza della sua casa a Saint-Tropez si vede il mare. E anche se il tempo ha lasciato i segni del suo passaggio, la sua immagine resta sempre associata a quella della disinvolta adolescente protagonista di “Piace a troppi” o a quella della donna che cerca di affermare la propria libertà a ogni costo in “La verità”. O ancora al volto e alla figura ritratti nelle opere di Andy Warhol e Milo Manara.

Eppure Brigitte Bardot, che ha festeggiato ieri i suoi 90 anni, è stata molto più di questo. Per entrare a titolo definitivo nella cultura di massa le sono bastati pochi anni. Dall’esordio come modella sulle pagine della rivista “Elle” sino ai successi sul grande schermo, la figlia dell’industriale Louis Bardot ha preso la morale degli anni Cinquanta e Sessanta e l’ha completamente ribaltata, divenendo il volto innocente e insieme malizioso di una rivoluzione dei costumi che avrebbe cambiato il concetto di femminilità.

L’incontro del destino è quello con il regista Roger Vadim nel 1950. Fra i due nasce un amore (fortemente osteggiato dalla famiglia di lei) che rappresenterà la chiave di volta per dare vita al mito. Sarà lui infatti a lanciarla nel cinema e a farne un’icona prima di tendenza e poi culturale. Lei d’altro canto sembra fatta su misura per quel momento storico in cui l’eccentricità, nella moda come nell’arte, diviene un valore. Basti pensare che le sue apparizioni in bikini contribuiscono a sdoganare quella forma di abbigliamento ritenuta scandalosa. Il suo stile diventa il riferimento di un’epoca.

In America, dove all’inizio viene dipinta come la risposta europea a Marilyn Monroe, il suo personaggio non decolla immediatamente. Complici anche le restrizioni imposte dal Codice Hays (che pretendeva di rappresentare sullo schermo modelli comportamentali più allineati a una rigida morale), la sensualità dell’attrice francese non viene vista di buon occhio. Bisognerà aspettare l’arrivo degli anni Sessanta, con la loro carica rivoluzionaria, affinché il suo personaggio venga apprezzato oltreoceano. Lei nel frattempo si dedica anche all’altra sua grande passione: la musica. Una carriera parallela iniziata nel 1962 che la porterà a collaborare con artisti del calibro di Serge Gainsbourg, che scriverà per lei alcune canzoni fra cui la sensuale “Je t’aime… moi non plus”, portata poi al successo da Jane Birkin.

Nasce in questo periodo il suo attivismo per la causa animalista, che diverrà la principale attività dopo il ritiro, annunciato nel 1974 alla soglia dei quarant’anni. Per alcuni con quella decisione fu come se B. B. volesse preservare agli occhi del pubblico l’immagine con cui il mondo l’aveva eletta a icona e che non poteva sfiorire. Nella realtà, la decisione fu figlia della consapevolezza di voler abbandonare un mondo apparentemente patinato, le cui pressioni avevano lasciato un segno indelebile sulla sua anima.

Anche nella seconda parte della sua esistenza Brigitte Bardot ha continuato a far parlare di sé, seppur non senza controversie. Dalle sue dichiarate simpatie per la destra sino alle accuse di omofobia e anti-islamismo, ha mantenuto una notevole rilevanza mediatica anche a mezzo secolo di distanza da quell’isolamento che ha contribuito ad ammantarla di ulteriore fascino. Una solitudine che oggi, a 90 anni, l’attrice rivendica come il proprio sogno. Quello di una donna che ebbe la capacità di capovolgere il proprio tempo, divenendone così un simbolo.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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