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Bambini nati nel mondo digitale, la sfida della formazione

Il digitale ha sconvolto praticamente tutti gli ambiti della nostra esistenza: scuola, istruzione e formazione non fanno eccezione. I bambini nascono in un mondo tecnologizzato
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Bambini nati nel mondo digitale, la sfida della formazione

Il digitale ha sconvolto praticamente tutti gli ambiti della nostra esistenza: scuola, istruzione e formazione non fanno eccezione. I bambini nascono in un mondo tecnologizzato
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Bambini nati nel mondo digitale, la sfida della formazione

Il digitale ha sconvolto praticamente tutti gli ambiti della nostra esistenza: scuola, istruzione e formazione non fanno eccezione. I bambini nascono in un mondo tecnologizzato
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Il digitale ha sconvolto praticamente tutti gli ambiti della nostra esistenza: scuola, istruzione e formazione non fanno eccezione. I bambini nascono in un mondo tecnologizzato
Intendiamoci, il digitale ha sconvolto praticamente tutti gli ambiti della nostra esistenza. Ha cambiato radicalmente ogni parametro conosciuto di gran parte degli aspetti della nostra vita, in particolar modo quelli relazionali. La scuola, l’istruzione e la formazione semplicemente non possono fare eccezione. Questi ultimi, peraltro, restano fra i settori in cui si è fatta più stridente e pericolosa la faglia fra il mondo di prima e quello di oggi. Digitale, per l’appunto.

Gli stimoli e le opportunità – cominciamo ad abituarci all’idea che il digital sia soprattutto un tema di opportunità e non di pericoli in quanto tale – a disposizione dei nostri figli e ragazzi sono impressionanti. Per essere più precisi, incommensurabili rispetto ad appena una generazione fa. Stimoli e fonti a cui eravamo abituati non cento o duecento ma trenta o quarant’anni fa erano infinitesimali in confronto. Oggi un bambino sviluppa inevitabilmente già intorno ai tre anni una capacità di controllo di device e contenuti impensabile appena qualche lustro fa. I genitori devono saper esercitare un controllo e una gestione che sono sfida quotidiana. Comunque sia, questa stessa possibilità di accedere a molteplici fonti pensate per i più piccoli e di straordinaria efficacia esiste. Chiunque abbia figli in età prescolare sarà perfettamente consapevole della galassia di ‘didattica digitale’ a disposizione dei bimbi attraverso giochi, cartoni animati, video di ogni tipo offerti dalle piattaforme streaming. Dai più professionali e curati a quelli del tutto dilettanteschi.

Il risultato è una gamma impressionante di contenuti che stimolano il cervello, la crescita e la formazione dei nostri bambini. Quasi sempre in modo disordinato o quantomeno incontrollato, ma è una ‘formazione’ dalla palese influenza sin dai primi anni di vita. Nella capacità di lettura, scrittura e comprensione – prima di immagini e disegni e poi di testi – che può lasciare letteralmente senza fiato. Sottinteso noi genitori e adulti, abituati alla placida procedura dello sbarco in prima elementare della didattica, certamente aggiornata ma in fin dei conti non così dissimile da quella con cui avemmo a che fare. Solo che non funziona così: a 3 o 6 anni come a 13, 15 o 20. In verità a qualsiasi età, più o meno matura.

Quello che stiamo creando è un mondo strabico, in cui ogni mattina i nostri figli salgono a bordo della DeLorean di Michael J. Fox e tornano di botto negli anni Ottanta. Il protagonista di “Ritorno al Futuro” viaggiava indietro nel tempo verso i Cinquanta di “Happy Days”, ma il fortunato film fu girato quarant’anni fa. Oggi – non è fiction – la sensazione è che bambini e ragazzi crescano nella pericolosa convinzione che il mondo della formazione sia polveroso, fuori dal tempo, superato. In una parola: ‘sordo’.

Se tanti bambini, molto più di quanto potesse accadere prima, arrivano in prima elementare sapendo già leggere, se tanti ragazzi sono abituati ad assorbire informazioni dalle fonti meno qualificate e più sospette come se niente fosse e la nostra scuola continua a far finta di nulla e a essere pervicacemente quella dei gessetti e delle pedane, faremo dei gran guai. C’è un universo splendido e affascinante di formazione e insegnamenti preziosi in ciascuno dei nostri smartphone: qualcuno lo ricorda? Oltre la personale ed encomiabile buona volontà dei singoli professori, non si vede chi possa provare a istituzionalizzare il potenziale del digitale. Fra i problemi più rilevanti è che tutto questo costa fatica, impegno e dedizione.

Uscire dalle zone di comfort, spiegare le vele della conoscenza verso il mare aperto e non navigare più sotto costa spaventa oggi come ai tempi di Ulisse. Solo che Ulisse ha segnato il pensiero occidentale con il mito della sete di conoscenza, mentre i quieti naviganti con la terra a portata di braccia non hanno lasciato traccia di sé. Vediamo di salpare.

di Fulvio Giuliani

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