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Abolire il test d’ingresso per il motivo sbagliato

Il famigerato test d’ingresso alla Facoltà di Medicina è stato abolito grazie all’approvazione in Commissione Istruzione del Senato, ma siamo proprio sicuri che sia un bene?

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Abolire il test d’ingresso per il motivo sbagliato

Il famigerato test d’ingresso alla Facoltà di Medicina è stato abolito grazie all’approvazione in Commissione Istruzione del Senato, ma siamo proprio sicuri che sia un bene?

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Il famigerato test d’ingresso alla Facoltà di Medicina è stato abolito grazie all’approvazione in Commissione Istruzione del Senato, ma siamo proprio sicuri che sia un bene?

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Il famigerato test d’ingresso alla Facoltà di Medicina è stato abolito grazie all’approvazione in Commissione Istruzione del Senato, ma siamo proprio sicuri che sia un bene?

La chiamano “la lotteria delle crocette” e sono tutti entusiasti di essersene finalmente liberati. Si tratta del famigerato test d’ingresso alla Facoltà di Medicina, da anni additato come principale deterrente alla formazione di nuovi medici, sbeffeggiato da politici di destra e di sinistra e infine abolito pochi giorni fa grazie all’approvazione in Commissione Istruzione del Senato. D’ora in poi chiunque potrà iscriversi a Medicina, frequentare le lezioni per sei mesi e soltanto dopo questo periodo di tempo, in base agli esami sostenuti e ai voti ottenuti, scoprire se il sogno di diventare medico continua o finisce lì, come in un “X Factor” qualsiasi. È il modello meritocratico – si dice – simile a quello francese, che dovrebbe contribuire a rimpolpare le corsie che si stanno svuotando. La prima obiezione è proprio rispetto a questa supposta correlazione: non è assolutamente detto che i prossimi laureati in Medicina vogliano poi lavorare nel settore pubblico, tanto meno in Pronto soccorso o come medici di medicina generale.

Professionalità per le quali in effetti si prospetta una preoccupante penuria non certo per mancanza di laureati, quanto piuttosto per le pessime condizioni di lavoro. C’è poi chi parla di sacrosanta vocazione a fare il medico ingiustamente stroncata da un test d’ingresso basato sulla fortuna. Posto che questi strumenti che sembrano così semplici sono in realtà creati grazie ad algoritmi complessi con una solida base scientifica, formulati dagli stessi atenei e revisionati ogni anno, pensare che le crocette sul test equivalgano a quelle sulla schedina del Superenalotto dimostra una certa ignoranza in materia statistica. Riuscire a ‘indovinare’ la risposta corretta su cinque opzioni non è affatto facile e potrebbe accadere forse per un quesito, non certo per un intero questionario, peraltro formulato tenendo conto anche di questa variabile. Parlando poi di vocazione: che dire allora di quelle a fare lo psicologo o il biologo o il farmacista, anch’esse stroncate dai test d’ingresso ma per le quali nessuno ha in mente una riforma? Aggiungiamo poi che la possibilità di laurearsi in Medicina non sarà comunque garantita a tutti gli iscritti, ma solo ai 25mila più meritevoli dopo i famigerati sei mesi, durante i quali le aule saranno stipate da circa il 200% di studenti in più in una Facoltà in cui le lezioni dovrebbero essere il meno possibile frontali e favorire invece l’interazione diretta fra studenti e docenti.

E ancora. Se falsificare un test nazionale standardizzato e blindato è praticamente impossibile, ci si chiede come si potranno standardizzare i voti nei vari atenei, considerando le diverse inclinazioni dei professori a dare valutazioni più alte o più basse secondo una propria scala valutativa o persino, a voler pensare male, come si potranno controllare locali fenomeni di disonestà. È vero che le prove di accesso con domande a risposta multipla sono perfettibili e talvolta quasi inutili (vedi il caso di Infermieristica, dove quest’anno le domande sono state inferiori ai posti offerti, per cui sono entrati tutti a prescindere). Ma si tratta di strumenti studiati a lungo per valutare non tanto l’intelligenza cristallizzata – che a volte ti può far passare un esame col semplice studio mnemonico – quanto quella ‘fluida’ che ha a che fare con la capacità di analisi, di sintesi e di problem solving. Tutte caratteristiche vitali per un futuro medico.

Di Maruska Albertazzi

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