Su un peschereccio di 30 metri si erano imbarcati in circa 750, la cifra esatta è ancora da accertare. Erano partiti da Tobruk, in Libia, diretti in Italia. Al largo di Pylos, in Grecia, hanno fatto naufragio. Fino a ieri sera i corpi recuperati erano 74, mentre 104 i superstiti. La differenza rispetto agli imbarcati è inquietante. Il peschereccio era stato tempestivamente segnalato dagli aerei Frontex, agenzia dell’Unione europea che non è incaricata dei soccorsi, ma della sorveglianza e degli allarmi. Null’altro è stato tempestivo.
Queste tragedie sono destinate a ripetersi. È stucchevole sentir ripetere: «Mai più». Non è vero, succederà ancora. Succederà perché la disperazione è più forte della paura, il crimine è più forte della repressione e la speranza che il problema riguardi le coste di altri Paesi è più forte del senso di responsabilità di chi se li vede passare davanti.
Visto il punto di partenza è escluso esistano possibilità di restituzione al Paese di ultimo passaggio, secondo quanto stabilito dal più recente compromesso, comunque non ancora ratificato dal Parlamento europeo. Cosa che induce ancor di più a provare a scaricare lo sbarco lontano da sé. Salvo che, come in questo caso, potrebbero non sbarcare mai.
Come esiste Frontex dovrebbe esistere gestione e responsabilità comune dei soccorsi e degli sbarchi, rendendo indifferente ed extraterritoriale il punto di approdo. Il che comporta cessione di sovranità all’Ue. Prima che a cedere sia l’umanità.
di Sofia Cifarelli
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